15.11.2019 – Fino a domenica  17 novembre va in scena al Teatro Abeliano di Bari, per la prosa del Teatro Pubblico Pugliese, lo spettacolo “Madre Courage e i suoi figli”, tratto dall’omonimo lavoro di Bertolt Brecht, con una splendida Maria Paiato, assieme ad un gruppo straordinario:  Mauro Marino, Giovanni Ludeno, Andrea Paolotti, Roberto Pappalardo, Anna Rita Vitolo, Tito Vittori, Mario Autore, Ludovica D’Auria, Francesco Del Gaudio. Drammaturgia musicale e regia Paolo Colletta, musica di Paul Dessau, scene di Luigi Ferrigno, costumi di Teresa Acone, light designer di Michelangelo Vitullo, sound designer di Massimiliano Tettoni, luci di Michele Lavanga, fonica di Riccardo Cipriani.

Bertold Brecht scrisse il testo quando era già in esilio nel 1938, alla vigilia della Seconda guerra mondiale, con sottotitolo Cronaca della guerra dei Trent’anni. Lo spettacolo andò in scena per la prima volta a Zurigo nel 1941.

“Davvero la Pace crea solo confusione, davvero solo la guerra mette ordine”.

Con questa frase inizia un rincorrersi di contraddizioni e antinomie che avvolgono i personaggi con la loro storia ma che poi sono, in effetti, specchio della realtà della guerra, in cui i poteri forti traggono guadagni mentre tutti gli altri cadono in disgrazia.

Così Madre Courage e i suoi quattro figli, Eilif, Schweizerkas e Kattrin, vivono dalla guerra e per la guerra perché essa dà loro da mangiare. Quantomeno in uno stato di equilibrio apparente che, Anna Ferling (Maria Paiato), ossia Madre Courage, tenta di mantenere fino alla fine, quando tutto è perduto e anche Katrin muore, dopo gli altri due figli, tutti vittime della guerra che dava loro nutrimento e sussistenza; alla Ferling non rimane altro, a questo punto, che indossare la sua pelliccia rossa e andare avanti, la guerra ricomincia e il suo carro da vivandiera prosegue il suo cammino.

La paura della morte si sconfigge dunque entrando in una economia di morte. Ogni volta che uno dei suoi figli viene a mancare, Madre Courage è sempre infatti occupata nei suoi affari e nei suoi commerci ma quelli come lei, come loro, sono destinati alla sconfitta.

Lo spettacolo avvolge e coinvolge lo spettatore grazie anche alla scelta registica di Coletta di conservare la struttura del libro di Brecht e di rendere musica, danza e parola, i veri narratori della storia.

Le musiche di Paul Dessau costituiscono un prezioso scrigno di significati sorprendentemente attuali, sia da un punto di vista formale che di contenuti. La storia del progetto sonoro di Madre Courage, tuttavia, è articolata e ha visto impegnarsi più di un compositore. Il primo fu Paul Burkhard, chiamato a occuparsi del debutto a Zurigo, in qualità di compositore residente dello Schauspielhaus. Ma non fu l’unico. Lo stesso Burkhard dovette partire da fonti e partiture già esistenti, sicuramente segnalate dallo stesso Brecht. Fra queste, “L’étendard de la pitié” di Emile Wesly: motivo da cui è tratto il tema principale della celeberrima “Canzone di Madre Courage”.

Sarà interessante riportare al pubblico, in una fase di ulteriore approfondimento, la successione incredibile di avvicendamenti creativi intorno a quelle che oggi possiamo definire “musiche di Paul Dessau” quando si tratta di dover mettere in scena il capolavoro di Brecht.” [Dalle note di regia di Paolo Coletta]

Molto bella la performance in scena di un trombettista che affianca altri due attori nella loro duplice veste di strumentisti.

Oltre alla guerra, i temi portati in scena sono la religione, con la figura del cappellano, la fame impersonata dal cuoco, la maternità e il femminile negativo espresso dalla forte antitesi tra madre e figlia, il silenzio nel mutismo di Katrin che ha smesso di parlare a seguito di un abuso subito nell’infanzia da un soldato e che attende, ingenua, la pace per appagare il suo desiderio di amore e maternità.

Infine tema prepotente in Madre Courage è la virtù in tempo di guerra.

I figli di Madre Courage impersonano le virtù, Katrin la gentilezza, Eilif il coraggio, e Schweizerkas l’onestà. Ancora una contraddizione quella di Anna che pur presa dai suoi affari, nutre il carattere dei suoi figli affinchè la guerra non distrugga nei ragazzi le virtù che a loro appartengono.

Toccante, a questo punto, la “Canzone di Salomone”, performance di Madre Courage e del cuoco per ricevere un pasto caldo. Nel testo quattro Grandi Anime della Terra muoiono a causa delle loro virtù: Salomone per la saggezza, Giulio Cesare per il coraggio, Socrate per l’onestà e San Martino per la gentilezza.

In tempo di guerra dunque  le qualità che vincono sono la vigliaccheria, la stupidità, la disonestà e la crudeltà.

Il resto, cari lettori lo lasciamo a voi, perseguendo la nostra idea che questi commenti sono ben lontani da essere una critica teatrale ma nascono solo un desiderio di incuriosirvi ad andare a teatro.

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Manuela Bellomo