17.06.2019 – Un team dell’università di Bari ha dimostrato l’azione benefica degli estratti delle foglie d’ulivo contro l’azione cancerogena del cadmio.La lieta novella viene dal sud. Al concetto delle menti che fuggono all’estero, Bari risponde con concretezza e con una notizia che potrebbe dare speranza a tanti malati.

In particolare, uno studio del Dipartimento di Bioscienze Biotecnologie e Biofarmaceutica dell’Università degli Studi del capoluogo pugliese “Aldo Moro” ha dimostrato l’azione benefica di estratti, ottenuti da foglie di ulivo, in cellule renali esposte a basse concentrazioni di cadmio un metallo pesante di indubbia pericolosità. E quando parliamo di pericoloso ci riferiamo al concetto di “cancerogeno” cioè a qualcosa che, per azione protratta nel nostro organismo, può determinare neoplasie, nei soggetti esposti, anche a distanza di anni dal momento della cessazione dell’esposizione stessa. Ma partiamo dal principio.

Il rapporto tra uomo e ambiente è spesso difficile e conflittuale. Negli ultimi decenni l’intensiva attività industriale, finalizzata ad un incremento della produttività, ha influito in modo significativo sull’ecosistema globale. Dal concetto di contaminazione ambientale si è pertanto passati al più consono concetto di inquinamento ambientale.

Il cadmio è un metallo pesante le cui principali fonti antropocentriche di emissioni derivano dall’estrazione e la fusione dei minerali di zinco, da fertilizzanti fosfatidici e dall’incenerimento dei rifiuti solidi.

L’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha classificato il cadmio come cancerogeno per l’uomo. Il cadmio tende ad accumularsi, causando importanti danni a livello epatico e renale. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che il cadmio causa stress ossidativo, esercita una significativa azione genotossica, altera il metabolismo lipidico, e riduce la vitalità cellulare.

Per fortuna però la natura offre diversi rimedi utili a contrastare i danni ambientali derivanti dall’intensiva attività antropica e per questo la ricerca è finalizzata all’identificazione e alla caratterizzazione di composti di origine naturale utili a ridurre i danni derivanti dall’inquinamento ambientale. In questo contesto, interessanti novità derivano dal progetto S.O.S (Sustainability of the Olive-oil System), finanziato dalle Fondazioni in rete per la ricerca agroalimentare (Ager) a sei diverse università italiane (capofila l’ateneo di Bari e coordinatore del progetto Prof. Francesco Caponio).

Nello specifico il team della Prof. Grazia Tamma del Dipartimento di Bioscienze Biotecnologie e Biofarmaceutica dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, ha dimostrato l’azione benefica di estratti ottenuti da foglie di ulivo. In particolare, si è osservato un miglioramento della vitalità cellulare e un’azione antiossidante significativa che bilanciava l’effetto ossidativo e citotossico del cadmio.

I risultati ottenuti sono di cruciale importanza per la valorizzazione delle foglie che rappresentano un importante sottoprodotto per i frantoi. Inoltre, questi studi creano una nuova prospettiva di utilizzo di questi composti di origine naturale.

I dati ottenuti sono stati recentemente pubblicati sulla rivista internazionale PLOS one.

Scusate se proviamo ad essere orgogliosi della nostra università, delle nostre menti, della nostra terra.

Giuseppe Saponaro

Foto di Manuela Bellomo