5.12.2016 – Il 19 novembre scorso a Bari, presso il rinnovato spazio  denominato Anchecinema Royal,  la Compagnia barese del Dadotratto ha portato in scena lo spettacolo “Quasi tutto su mia madre”, liberamente ispirato alla shawiana “commedia sgradevole” “Mrs Warren’s Profession” (La professione della Signora Warren).

Ma per la tranquillità della compagnia si precisa subito che l’aggettivazione “sgradevole” è stata attribuita dall’autore alla sua commedia per via del tema trattato quale è quello della prostituzione e del denaro sporco, che per la morale dei primi del ‘900,  in una Londra in cui il teatro costituiva luogo socialmente centrale,  evidentemente era avvertito come insolente e scandaloso.

Oggi, lo stesso tema, trattato anche nella messa in scena del Dadotratto, ed anzi amplificato, se di certo continua a nuocere anche alla nostra morale, di contro, non suscita più agitazioni!

Partendo dal testo della commedia ispiratrice la regista, Ebe Guerra, ne conserva il contenuto fattuale ma lo riporta nella struttura del metateatro (teatro nel teatro) e così lo trasforma nell’oggetto della pièce dei sei personaggi che dimorano in un  sanatorio di cui un chiacchierato prete si proporrà quale regista degli altri cinque pazienti: è la storia di ordinaria prostituzione della madre Francesca (Di Cagno), alias signora Warren, che pur di riuscire a riscattare la figlia  Vivie dalla bassa classe sociale di appartenenza si procura appunto denaro sporco fino al punto di diventare anche tenutaria di case d’appuntamenti.

La sgradevole situazione viene vissuta sia dai personaggi del sanatorio che da quelli interpretati dai primi nel corso dello  svolgimento delle prove  in un intreccio che più che raccontato merita di essere seguito direttamente a teatro.

Nella messa in scena del Dadotratto viene conservata, soprattutto nel primo atto, la discussione delle relazioni fra i personaggi  trasmettendo allo spettatore la percezione della lunghezza e lentezza del dramma che nel secondo tempo però si perde riacquistando man mano ritmo e stupore.

I personaggi si muovono fra le scarne effettistiche scene del sanatorio, grazie anche ad un eloquente gioco di luce nel contrasto manicheistico del bianco/nero, ed in quelle più realistiche degli spazi in cui  si svolgono le prove della commedia come evidenzia il movimento della fanciullesca altalena nell’ideazione di Damiano Pastoressa.

Ben curate anche le scelte dei costumi mentre le musiche di sottofondo, di piacevolissimo ascolto, recuperano l’umorismo che, probabilmente, nell’adattamento testuale è andato in parte sacrificato e, all’uopo, non si può non riconoscere il merito professionale del bravo Gianni Ciardo e della sua geniale vis comica.

Una menzione la meritano ancora, oltre alla regista Ebe Guerra, anche gli attori che, inevitabilmente, nella messa in scena del testo per via della struttura metateatrale, si sono dovuti confrontare con ben due personaggi ciascuno e a volte a discapito delle loro differenti caratterizzazioni: e allora chapeau per  tanto coraggio a Francesca Di Cagno, Germana Genchi, Paola Arcieri, Paola Morrone, Michele Grossi e Alessandro Rotaia.

Si assiste in Puglia, già da qualche anno, ad una rinascita teatrale resa fervida anche dalle compagnie amatoriali che, peraltro, impegnano spazi teatrali non piccoli né meno importanti delle strutture teatrali per antonomasia. Buone abitudini che ci auguriamo continuino!

http://www.anchecinemaroyal.it/

Emilia Brescia