23.11.2025 – Ornella era un raggio di sole, uno di quei timidi raggi di sole pronti a farsi strada al mattino, anche se in un cielo colmo di nebbia come quello della sua amata Milano dove viveva a Brera, a pochi passi da Parco Sempione in uno splendido palazzo di metà Ottocento. Ornella era gioia, vitalità, ironia, bellezza, empatia, energia malgrado i suoi novantuno anni.

La sera del 21 novembre, all’imbrunire ormai inoltrato, l’Italia ha perso la sua icona, colpita per un improvviso arresto cardiocircolatorio. Donna libera, elegante, grande interprete e narratrice di emozioni, capace di rendere musica ogni cosa, Ornella è stata un’anima pura che ha attraversato i decenni rimanendo fedele alla sua inconfondibile cifra stilistica.

Nata a Milano il 22 settembre 1934, figlia di un industriale farmaceutico, l’artista scelse inizialmente la via del teatro, cominciando la sua carriera proprio nel Piccolo Teatro, sotto la guida di Giorgio Strehler, figura centrale del teatro d’avanguardia milanese, debuttando come attrice in “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello, un inizio che già parlava di discontinuità e di fragilità umane.

Strehler non fu solo il suo maestro, ma anche il suo primo amore: fu lui a costruirle un percorso capace di fondere recitazione e canto, scolpendole un’identità artistica su misura. Ben presto fu la musica a farsi strada passando così al microfono diventando “la signora della musica italiana”.

La sua voce calda, profonda ed avvolgente, assolutamente inconfondibile, divenne il suo marchio distintivo, capace di raccontare storia con una intensità rara. Ornella ha attraversato nel corso degli anni, generi, epoche, stili, senza mai perdere la sua autenticità. Nei suoi primi anni si affermò con ballate popolari che raccontavano il sottobosco milanese fatto di uomini e donne di male affare dette appunto le “canzoni della mala”, e proprio per questo fu battezzata come “la ragazza della mala”, una “voce della strada” capace di dare dignità alla marginalità.

In seguito si fece largo l’interesse per la musica d’autore, il jazz, la bossa nova, il soul collaborando con i più grandi nomi italiani ed internazionali, in primis Gino Paoli con cui ebbe una straordinaria relazione affettiva e artistica, poi anche Toquinho, Vinicius de Moraes, Herbie Hancock e George Benson. 

Brani come “Senza fine” (1961) e “L’appuntamento” fanno parte dell’immaginario collettivo: la prima segna il passaggio al successo, la seconda, originariamente pubblicata nel 1970, conobbe una seconda giovinezza grazie al film “Ocean’s Twelve”.

La capacità di reinventarsi, pur mantenendo sempre un timbro inconfondibile, è stata la sua forza più grande. L’esperienza teatrale inoltre, non fu fine a se stessa, portando sul palco sia la presenza scenica che quella consapevolezza capace di non interpretare le canzoni in maniera sterile, ma di farle proprie, di “essere” nelle sue canzoni.

Donna appassionata e complessa i suoi rapporti amorosi furono spesso intensi ma anche burrascosi, come avvenne con Strehler e Paoli. Dal matrimonio con l’imprenditore Lucio Ardenzi nacque il figlio Cristiano che soffriva le continue partenze della mamma per i tour, motivo per cui veniva molto spesso lasciato in custodia ai nonni. Il matrimonio con Ardenzi fu da lei stesso giudicato un “errore” per l’amore mai interrotto con Gino Paoli.

Personaggio bizzarro, Ornella aveva spesso fatto uso di cocaina soprattutto nel periodo in cui era legata a Strehler, ma non era una debolezza da nascondere, le sue fragilità erano la sua forza. Ironica e disincantata, parlava della morte con leggerezza “non ho paura della morte e capirò quando sarà il momento di andarmene, quando la vita non servirà più a me e io non servirò più a lei”.

La vecchiaia, il tempo che passa, la solitudine erano temi che non evitava, ma abbracciava con una serenità disarmante. In una recente intervista a Fabio Fazio aveva persino scherzato sulla morte, raccontando di aver preparato un vestito “Dior” per fare bella figura e che la sua bara doveva essere semplice, dal momento che sarebbe stata cremata. Desiderava inoltre che le sue ceneri fossero disperse in mare, magari a Venezia.

La carriera di Ornella Vanoni ha attraversato ben sette decadi, pubblicando e collaborando per oltre cento album, EP e raccolte, vendendo decine di milioni di dischi in tutto il mondo. Protagonista di otto edizioni del Festival di Sanremo e vincitrice per ben due volte del prestigioso Premio Tenco, Ornella è stata capace di parlare al cuore degli italiani: un “artista originale e raffinata” come l’ha definita il Ministro della Cultura.

Celebri le sue collaborazioni con artisti del calibro di Luigi Tenco, Domenico Modugno, Umberto Bindi,  Franco Califano con il quale nel 1969 scrisse il testo di “Una ragione di più”, uno dei brani di maggiore successo della cantante la cui musica è a firma di Mino Reitano, Riccardo Cocciante, Lucio Dalla, Fabrizio De Andrè, Paolo Conte, Mario Lavezzi, Venditti, Zucchero, Gianna Nannini, Roberto Vecchioni, Ron, Renato Zero, Samuele Bersani, fino alle più recenti con Bungaro, Giuliano Sangiorgi, Pacifico, Colapesce e Dimartino e Francesco Gabbani.

Ornella Vanoni lascia a tutte noi donne una eredità che va oltre le note, incarnando una idea di femminilità discreta, di donna libera e indipendente. La sua attenzione per i temi sociali, l’interesse verso le problematiche giovanili l’hanno resa un modello per generazioni di artisti e di persone. Una donna che ha attraversato epoche senza mai tradire sé stessa, che ha raccontato con la sua sensibilità e con la sua intelligenza la complessità dell’esistenza. La sua morte oggi segna la fine di un’epoca ma siamo certi che la sua arte continuerà a vivere nel tempo e nel ricordo di tutti noi. E mentre l’Italia la saluta, la sua voce resterà eternamente “senza fine”.

La foto in copertina è tratta del suo ultimo album Diverse. 

Claudia Mastrorilli