7.03.2018 – E’ andato in scena, nei giorni scorsi, presso il Teatro Kismet di Bari, nell’ambito della stagione di prosa del Teatro Pubblico Pugliese, lo spettacolo Socrate il Sopravvisuto/Come le foglie a cura della compagnia Anagoor, per la regia di Simone Derai, con Marco Menegoni, Iohanna Benvegna, Marco Ciccullo, Matteo D’Amore, Piero Ramella, Margherita Sartor, Massimo Simonetto, Mariagioia Ubaldi, Francesca Scapinello/Viviana Callegari/Eliza Oanca.

Drammaturgia di Simone Derai e Patrizia Vercesi,  maschere Silvia Bragagnolo e Simone Derai, costumi Serena Bussolaro e Simone Derai,  musiche e sound design Mauro Martinuz, video di Simone Derai e Giulio Favotto, coproduzione Festival delle Colline Torinesi, Centrale Fies.

Può sembrare un lungo elenco di nomi, quello sopra citato, ma vale davvero la pena ricordare ogni singolo contributo alla produzione dello spettacolo Socrate il Sopravvisuto/Come le foglie dove, anche il più piccolo dettaglio, non viene lasciato al caso e colpisce l’occhio attento del pubblico.

Lo spettacolo, curato da Derai, prende le mosse dal romanzo “Il Sopravvissuto” di Antonio Scurati, con innesti liberamente ispirati a Platone, Cees Nooteboom e Georges I. Gurdjieff .

“Vitaliano Caccia si alzò dalla sedia e mosse un passo verso il professore di filosofia. Ma non gli puntò l’arma contro. Gli puntò un dito.

Questa frase di Scurati riassume il tema del lavoro, ossia la scuola, l’educazione e il loro rapporto con la stretta attualità, tra la filosofia antica e la cronaca dei nostri giorni con i suoi risvolti violenti che hanno avuto come palcoscenico le scuole.

Dunque la compagnia Anagoor entra in una classe e si trova di fronte al “sopravissuto” del romanzo di Scurati, ossia il professore di storia e filosofia che determina il punto di vista dell’opera di Derai.

Colui che è incaricato dell’educazione e della formazione dei ragazzi si racconta al pubblico e racconta alla classe stati d’animo, frustrazioni, difficoltà di essere “un prof”.

Il racconto del professore diventa, grazie alla scenografia, alla coreografia e agli artifizi teatrali, qualcosa di cui non si odono più solo le parole ma diventa un messaggio musicale, coreutico, visivo e, volendo, anche tattile.

Suggestivo lo scorrere del tempo all’indietro, dai giorni nostri fino a Socrate, è lui il “sopravissuto” dell’epoca: un paradosso, perchè è proprio la sua morte che viene raccontata dal professore di filosofia agli allievi.

Platone racconta la morte di Socrate nel suo Fedone e Derai la porta in scena, servendosi della suggestione delle maschere e della videoproiezione che porta il pubblico dal teatro alla Grecia Antica.

Così nel lasso di tempo tra la morte di Socrate e la scampata morte del professore di filosofia  emergono all’epoca, come oggi, tutti gli interrogativi che portano al complesso rapporto tra maestro e discepolo e, in generale, alla conoscenza e al sapere, utili all’allievo per affrontare l’agorà della vita.

Abbiamo assistito ad un lavoro complesso, penetrante e in alcuni momenti anche fastidioso, forse scomodo, per una buona percentuale di pubblico che vive ogni giorno il rapporto professore-alunno.

Sarà per questo che gli applausi della prima serata sono stati un po’ tiepidi? Forse, tuttavia un teatro che scomoda è un teatro che ha raggiunto il suo obiettivo.

https://www.anagoor.com/

Manuela Bellomo