29.10.2018 – Dal 30 ottobre al 9 novembre, presso il Teatro Duse di Bari, andrà in scena lo spettacolo “Pasolini prima e dopo”, drammaturgia regia di Lino De Venuto, elementi scenici di Gianfranco Groccia, con Claudio Cammisa, Giambattista De Luca, Lino De Venuto, Emanuella Lomanzo, Mauro Milano, Pietro Matarrese, Tiziana Nuzzo (e la partecipazione del pubblico). Produzione di Occhio del Ciclone Theater.

L’unico modo per conoscere realmente Pier Paolo Pasolini è leggere e approfondire le sue opere che nell’insieme costituiscono la sua biografia.

Lo spettacolo trae spunto da due elementi: il primo è “Siamo tutti in pericolo”, l’ultima intervista del giornalista Furio Colombo a Pasolini (sei ore prima della sua barbara uccisione), in cui il “Corsaro”, con una incisiva similitudine con la pioggia, metteva in guardia il popolo italiano dal pericolo, appunto, di stragi e golpe.

Il secondo elemento riguarda la passione fin da piccolo dell’intellettuale bolognese, specialmente nel periodo della giovinezza friulana, per i treni, per le locomotive a vapore, per i movimenti lenti dei vagoni che trasportavano lavoratori, studenti, rari forestieri e anche emigranti.

In qualche misura il treno diverrà il protagonista inconsapevole dei momenti più importanti della sua vita: “Più della metà dei miei versi – scrisse – sono stati pensati, o scritti, in treno”.

La drammaturgia è quindi un immaginario Viaggio su Rotaie strutturato nell’attraversamento di “stazioni ferroviarie” idealmente rappresentate da diverse opere di Pasolini (Poesie a Casarsa, Una disperata vitalità, Calcio e Letteratura, Il Pianto della Scavatrice da Le Ceneri di Gramsci, Profezia, La Ballata delle Madri…): un viaggio vissuto con coraggio e passione in aperta e continua lotta con la società del suo tempo, sotto costante “pericolo” e con l’intimo presentimento di un epilogo tragico.

Non diversamente, appunto, da una pioggia apparentemente innocua che lentamente e inaspettatamente si trasforma in un diluvio dagli esiti nefasti. Il tempo della fermata in ogni stazione consente agli interpreti, attraverso passi recitati e performance mimico-gestuali, di lambire, incunearsi, estrarre passi significativi della sfaccettata e multiforme scrittura del Viaggiatore-Poeta Pasolini.

L’ultima stazione è Ostia, luogo in cui Pasolini fu barbaramente ucciso proprio il 2 Novembre del 1975: potrebbe sembrare la fine dello spettacolo ma non lo è. In scena viene introdotto un cavalletto con una grande foto di Pasolini con la quale gli attori simulano un dialogo confessando, tra ironia e sarcasmo, quel che fino ad oggi, a 42 anni dalla sua morte, è accaduto e accade intorno a lui.

Preziose le testimonianze postume (lettere e poesie) di Laura Betti, E. De Filippo, Morante, Panagulis, Bianchi, O. Fallaci, Caproni, Schierano (ex insegnante-collega di Pasolini) e di ex Studenti: una di esse potrebbe essere scelta e letta da uno spettatore/spettatrice. Il finale è un rinvio al momento conclusivo del film “Che cosa sono le nuvole”: le marionette di Totò e Ninetto Davoli (rispettivamente nei panni di Otello e Iago) celebrano un inno alla Poesia, “merce inconsumabile e inconsumata”.

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