24.07.2025 – Un forte messaggio pacifista in tema con l’edizione di quest’anno del Festival della Valle d’Itria “Guerre e pace” arriva dalla terza nuova produzione del festival, con la prima esecuzione italiana, a oltre cinquant’anni dalla composizione, di Owen Wingrave di Benjamin Britten, opera in due atti su libretto di Myfanwy Piper, in scena a Palazzo Ducale di Martina Franca domenica 27 luglio (repliche 30 luglio e 3 agosto, ore 21).
A dirigere Daniel Cohen, direttore musicale dello Staatstheater di Darmstadt dal 2018, presente nei cartelloni europei spesso in titoli poco eseguiti, già ospite nelle passate edizioni del Festival, sul podio dell’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala, regia di Andrea De Rosa, nome affermato sia nella prosa che nel teatro lirico, al suo debutto al Festival di Martina Franca, scene di Giuseppe Stellato, costumi di Ilaria Ariemme. Tutte specializzate nel repertorio inglese le voci principali del cast, a partire dal baritono Äneas Humm nel ruolo del titolo, il tenore Ruairi Bowen (Lechmere), il soprano Charlotte-Anne Shipley (Miss Wingrave) e il mezzosoprano Sharon Carty (Kate Julian). Importante anche l’apporto delle giovani voci selezionate dall’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti” (il soprano Lucía Peregrino nel ruolo di Mrs Coyle, il soprano Chiara Boccabella Mrs Julian, il tenore Simone Fenotti General Sir Philip Wingrave e il tenore Chenghai Bao nel ruolo del Narratore). Sul palco, coinvolgendo le giovani forze del territorio, anche il Coro di voci bianche della Fondazione Paolo Grassi, diretto da Angela Lacarbonara.
Scritta fra il 1969 e il 1970, dodicesima e penultima opera del massimo compositore inglese del Novecento, l’opera venne commissionata dalla BBC che la trasmise nel 1971, entrando dal piccolo schermo nelle case di tutti gli inglesi. Due anni dopo venne approntata la versione per il teatro che andò in scena per la prima volta al Covent Garden di Londra il 10 maggio 1973. “Ho dedicato la mia vita ad atti creativi, e non posso prendere parte ad atti di distruzione” così ebbe a dichiarare Britten di fronte al Tribunale locale per l’iscrizione degli obiettori di coscienza nel 1942, durante la Seconda guerra mondiale, pensiero e convinzione ribaditi attraverso la musica con quest’opera, composta negli anni della guerra in Vietnam, contro la quale il musicista britannico prese una posizione ferma e irrevocabile.
LA TRAMA
La vicenda narra di un giovane, Owen Wingrave, che si ribella alle tradizioni militari che hanno dominato la sua famiglia aristocratica per generazioni e che hanno già causato la morte del padre. Per confrontarsi con lui, i congiunti lo convocano a Paramore, l’antica dimora di famiglia, dove soprattutto il nonno paterno Sir Philip, insieme alla zia Miss Wingrave e alla fidanzata Kate Julian cercano inutilmente di rimetterlo sulla retta via. Ma il giovane resta fermo e incrollabile nel suo proposito sicché il nonno lo disereda. Su Paramore grava un’antica maledizione. Un giovane Wingrave, per aver disonorato la famiglia con la sua codardia, venne accidentalmente ucciso dal padre in una stanza, dove poco dopo l’uomo fu trovato morto senza segni visibili di ferite. Da allora, i fantasmi di padre e figlio infestano il castello. Accusato da Kate di mancare di coraggio, Owen accetta la sfida di trascorrere la notte nella stanza maledetta dove nessuno aveva più osato entrare. Il giorno dopo il suo corpo viene ritrovato senza vita.
LE DICHIARAZIONI
“Il tema sollevato dall’opera è decisamente interessante, e sono stato particolarmente felice di tornare al Festival per un progetto così coraggioso nel contesto attuale della storia – spiega Daniel Cohen –. Owen Wingrave è stata scritta da una delle menti drammaturgiche più geniali della sua generazione, in un’epoca di tentativi pionieristici di combinare l’opera con la televisione. Britten aveva un’idea molto precisa di quello che il linguaggio visivo di quel medium poteva apportare alla composizione. Significava un montaggio molto veloce, e la possibilità di mostrare simultaneamente eventi che hanno luogo in posti diversi. Mi sembra un esperimento molto interessante cercare di tradurre l’originale linguaggio televisivo di quest’opera in quello realistico e concreto del teatro”. Riguardo a considerare il lavoro come l’opera “pacifista” di Britten, specifica: “La questione è più ampia del pacifismo, il tema è la libertà dell’individuo di difendere sé stesso nella società in cui vive. E la lotta è più ampia del mero contrasto tra militarismo e pacifismo, diventa un conflitto tra liberalismo umanistico da una parte e totalitarismo dall’altra. E in questo senso Owen Wingrave è un lavoro coraggioso e quanto mai attuale”.
Sulla stessa linea anche il regista Andrea De Rosa: “Owen non può più continuare a premere il grilletto perché ha visto che le sagome nere contro le quali gli hanno insegnato a scaricare le armi nel poligono di tiro, nella realtà sono fatte di carne, di ossa, di vita. Dietro quegli anonimi bersagli ci sono donne e uomini, soprattutto bambini che soffrono e muoiono davvero. Owen ha visto che oltre la rassicurante immagine dell’anonimo nemico c’è un essere umano che ti guarda negli occhi. Owen ha visto che, nel mezzo di una guerra, la morte dei bambini – rappresentati nell’opera di Britten dal fantasma di un ragazzo morto in circostanze oscure a causa dei valori bellicisti della sua famiglia – non è un accidente o un errore, ma la regola”. E conclude: “durante l’opera Owen cita la frase del grande eroe inglese, il generale Wellington: «Subito dopo le battaglie perse, la più grande vergogna per un soldato sono le battaglie vinte». Come si direbbe con una formula anglosassone, si tratta di una lose-lose situation: non si può veramente vincere una guerra, perché la morte e la distruzione cambiano per sempre il destino degli uomini e delle donne che la combattono. In qualunque guerra, anche i vincitori dovranno sempre provare vergogna.”
L’ALTRO BRITTEN
Per una lettura più completa e stimolante dell’opera, lo scrittore e musicologo Alessandro Macchia sarà al Chiostro del Carmine il 2 agosto (ore 18) – ultimo dei Concerti del sorbetto – per presentare e raccontare alcuni songs per voce e pianoforte di Benjamin Britten. Ad affiancare Macchia, i cantanti e pianisti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”. Come da tradizione, al termine dell’incontro, il pubblico potrà gustare un fresco sorbetto.
Il 51° Festival della Valle d’Itria è organizzato da Fondazione Paolo Grassi
con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Puglia, Puglia Promozione, Provincia di Taranto, Comune di Martina Franca, Comune di Cisternino, Camera di Commercio Brindisi-Taranto
in collaborazione con Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”, European Festivals Association, Opera Europa, ItaliaFestival, Cidim
Con il contributo di BCC Locorotondo
Platinum Partner Torre Maizza – A Rocco Forte Hotel, EuroSpin
Mediapartnership SKY Classica
Major Partner Basile Srl, Elecronic’s Time, Relmef, Malu, Marraffa, Masseria Croce Piccola, Tagliatore, Werent
Biglietti: 60, 35 euro, riduzioni per Senior, Under 30 e Under 15. Tel. biglietteria 080 8407250, tutti i giorni ore 10-13 / 17-21, biglietteria@festivaldellavalleditria.it . Acquisto on line su vivaticket.com
Programma su www.festivaldellavalleditria.it
Info: tel. +39 080 4805100, info@festivaldellavalleditria.it
Foto di scena di Clarissa Lapolla