24.02.2020 – Tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 è andato in scena a Bari, presso  Palazzo Anmig – Casa del Mutilato lo spettacolo Moda Sotto le Bombe – La Giornata di Teresa,  drammaturgia dello storico della moda Luciano Lapadula, diretta assieme allo stilista Vito Antonio Lerario.

Una piéce nata inizialmente come una sfilata di moda, che poi si è trasformata in un vero e proprio lavoro teatrale, riscuotendo un inaspettato successo.

Il pubblico viene condotto indietro nel tempo, negli anni cupi del secondo conflitto mondiale, dove Teresa, interpretata da Rosemary Nicassio, è una giovane donna nel giorno del suo matrimonio, mentre dal cielo piovono bombe.

Attraverso la sua narrazione e quella di sua cugina Anna, interpretata da Barbara De Palma, rivivono storie di donne del passato.

Riaffiorano identità scivolate nell’oblio del tempo  grazie a questi racconti,  che provengono in gran parte da fatti realmente accaduti, frutto di interviste e ricerche effettuate da Lapadula, che svelano aspetti storici dimenticati e racchiusi, tra gli altri, nel libro di Lapadula,”Il macabro e il grottesco nella moda e nel costume” (Progedit Editore).

Lo spettacolo va in scena in un luogo che già al suo ingresso trasuda di pagine di storia: la guerra, i mutilati che qui venivano portati per le cure.  Poi ci si siede e non si sa bene che cosa aspettarsi.

Le emozioni non faticano ad arrivare, già solo nell’introduzione musicale al pianoforte a cura del M° Stefania Gianfrancesco, dal Circolo Beethoven di Bari, l’atmosfera si trasforma e scorrono davanti agli occhi immagini che si vorrebbero dimenticare. Più facile per noi che non le abbiamo vissute forse, ma i nostri genitori e i nostri nonni non possono non rammentare le bombe, le ristrettezze, le sirene e la paura.

Lapadula esprime tutto questo molto bene ma dalla sua drammaturgia emerge anche molto altro che probabilmente, prima d’ora, nessuno aveva espresso in tal modo.

La storia di Teresa porta in scena la voglia di continuare a vivere nonostante tutto: desiderare dunque di sposarsi in abito bianco anche in un momento in cui, a causa delle ristrettezze economiche, alla seta si sostituisce la canapa, ai ricami in paillettes la raffia, alla marcia nuziale le sirene dei raid aerei e le fughe nei rifugi.

teresa

I sogni di Teresa si scontrano con la madre, meretrice per necessità, per mantenere la famiglia, per tenere buoni i soldati affinchè mai si accorgano di quel figlio, Salvatore, tenuto nascosto dalla madre, in un pertugio tra le mura di casa, al fine di proteggerlo dal rastrellamento.

Teresa, nonostante tutto, non porta rancore alla mamma, le dice di portare pazienza, che la guerra finirà.

E’ il tempo, rappresentato in scena da un orologio d’epoca,  che scandisce quella giornata in cui finalmente diventerà moglie.

Poi le bombe, le sirene, i soldati, la fuga tra i palazzi crivellati, la notizia appresa per la strada:  la guerra è finita. Dunque la corsa, la polvere, l’arrivo in chiesa, sporca, sudata, con il bellissimo abito bianco ormai non più bianco. Ma il suo amato e il sacerdote la attendono: lei è sposa nonostante tutto.

Meraviglioso il punto di vista di Lapadula, la donna non più solo madre o sorella o infermiera, la donna è donna e continua ad esserlo anche durante la guerra.

C’è una moda da sfoggiare anche nei rifugi antiaerei, c’è la moda delle donne ricche, ci sono i trucchi, le acconciature, le scarpe e le parole americane che entrano nel linguaggio comune, le riviste di moda sulle cui pagine scivolano i propri sogni.

Meravigliosi i rari costumi in scena, autentici che provengono dai territori occupati dai nazisti, datati 1939 – 1945 e appartengono all’archivio museale Lerario Lapadula, Trucco e acconciature di scena sono state egregiamente curate dalla Nouvelle Esthétique Académie, le suggestive luci di Melody Service e di G. Venisti, mentre evocativi profumi che aleggiano in sala, avvolgendo il pubblico sono stati realizzati da Francesca Dell’Oro.

In definitiva abbiamo visto un lavoro di squadra eccellente che raccoglie consensi, emozioni e non poche lacrime. Una pièce raccontata con una tale delicatezza e e una tale poetica da riportarci alla mente i film del regista Ferzan Ozpetek.

Alla fine dello spettacolo Luciano Lapadula ha annunciato una quinta data presso l’Anche Cinema a Bari nel mese di aprile. “Moda sotto le bombe” farà un salto di qualità e salirà su un palco vero. Vi terremo informati in merito.

Manuela Bellomo

Foto in copertina di Emilio Badolati

Foto nell’articolo di Luciano Lapadula