7.12.2015 – In questi giorni è andato in scena, per la prosa dei Teatri di Bari presso il Teatro Abeliano, lo spettacolo “Il Malato Immaginario ovvero Le Moliére imaginaire”, riscrittura e regia di Teresa Ludovico,  con Augusto Masiello, Marco Manchisi, Sara Bevilacqua, Ilaria Cangialosi, Paolo Summaria, Michele Cipriani, Daniele Lasorsa, scene e luci di Vincent Longuemare,  costumi di Luigi Spezzacatene, musiche di Nino Rota.

Si spengono le luci e sul palco compare Pulcinella. Così inizia Il Malato Immaginario di Teresa Ludovico che ha voluto proporre la 4° ed ultima recita di Moliére che, nei panni di Argante, mette in scena un malato immaginario, pur essendo egli stesso gravemente malato.

Nonostante il parere negativo della compagnia Moliére volle recitare lo stesso ma ebbe un malore verso la fine della recita e, portato subito a casa, morì poco dopo. Era il 17 Febbraio del 1673, l’ultimo giorno di Carnevale. L’idea di Pulcinella nasce dunque da questa ironia della sorte che colpì Molière, togliendogli la vita appunto a Carnevale durante la sua interpretazione, assieme al fatto che i commedianti italiani gli erano molto cari e spesso introduceva le maschere nelle sue opere. Infatti anche ne “Il Malato Immaginario” Pulcinella compare in alcuni momenti, seppur per brevi battute: Teresa Ludovico ha deciso di rendere questa presenza importante.

Pulcinella dunque introduce lo spettacolo ed è interpretato dal bravissimo Marco Manchisi che in scena è anche Tonietta, la serva e Beraldo, il fratello saggio di Argante, quest’ultimo interpretato da Augusto Masiello.

Lo spettacolo, ambientato in una casa del Sud Italia, rimane dunque molto fedele all’originale con un Argante disegnato sulla falsariga di ciò che era davvero Moliere: due uomini che possono vivere solo a condizione di immaginare, ognuno in fuga dalla sua realtà.

La storia la conosciamo tutti, dunque non ne riporteremo la trama, ci preme invece sottolineare alcuni aspetti unici di questo spettacolo che tra ironia e sarcasmo, si offre brioso al pubblico che ne rimane colpito ed incuriosito.

La scenografia gioca un ruolo importante nel tener desta l’attenzione di chi guarda. Sul palco una grande “torta” a forma di piramide, sulla cui sommità Argante, in poltrona, pontifica, si lamenta e detta ordini, rendendo tutti vittime della sua paranoia, soprattutto la dolce figlia Angelica, l’unica che mostra verso il padre un amore sincero. Gli attori si divertono ad entrare ed uscire dalle botole e rimangono sempre in scena in un “dietro” le quinte che si trasforma in un “sotto” le quinte.

Il gioco di luce e ombre, ben studiato, determina una ulteriore attrattiva per il pubblico.

Dunque lo spettatore si trova di fronte a tre punti vista: la piramide centrale, la zona sotto la piramide e le ombre. Tre spettacoli diversi in un solo unico atto che scorre veloce e di cui la musica è una ulteriore protagonista con Le Molière Imaginaire di Nino Rota. Tre secoli separano Molière e Nino Rota ma l’arte non ha confini di tempo e spazio.

I costumi di Luigi Spezzacatene sono semplici ed efficaci e, giocando tra il bianco e il nero, non solo accentuano il format dello spettacolo, una pellicola neorealista con macchie di colore qui e lì, ma distinguono anche in scena i buoni dai cattivi.

Il malato immaginario ovvero Le Molière Imaginaire è un omaggio ai teatranti, in un intreccio tra arte e realtà, alla maniera della commedia dell’arte, ed è pensato in maniera semplice e diretta per poter arrivare ad un pubblico di ogni tipo.

Manuela Bellomo