27.03.2020 – Oggi si celebra la Giornata Mondiale del Teatro 2020. Certamente in questo momento in cui proprio il teatro, assieme a tutto il mondo dello spettacolo dal vivo, subisce le pesanti perdite della pandemia che stiamo attraversando, può sembrare inopportuno parlare di giornate mondiali di questo o di quello. Tuttavia cosa ci tiene più vivi nella nostra reclusione forzata, se non la possibilità di far viaggiare la nostra mente attraverso l’arte in tutte le sue forme?

Festeggiamo dunque il Teatro, oggi solo virtualmente, attendendo, con speranzosa trepidazione, il momento di tornare ad affollare i teatri di tutto il mondo.

Quest’anno il messaggio per la Giornata Mondiale del Teatro è stato affidato al drammaturgo pakistano Shahid Nadeem,  leader del famoso Teatro Ajoka,  con la traduzione di Roberta Quarta per il Centro Italiano dell’International Theatre Institute.

Il Teatro è un Tempio

Alla fine di uno spettacolo del Teatro Ajoka (1) sul poeta sufi Bulleh Shah (2), un uomo anziano, accompagnato da un giovane, si avvicinò all’attore che aveva interpretato il ruolo del grande Sufi (3) e gli disse: “Mio nipote non sta bene, per favore, lo benedica”.

L’attore rimase sorpreso e gli rispose: “Non sono Bulleh Shah, sono solo un attore che interpreta questo ruolo”.

L’uomo anziano gli disse: “Figlio mio, tu non sei un attore, sei una reincarnazione di Bulleh Shah, il suo Avatar (4)”.

Improvvisamente si dischiuse davanti a noi un concetto completamente nuovo di teatro, in cui l’attore diventa la reincarnazione del personaggio che sta interpretando.

Esplorare storie come quella di Bulleh Shah, e ce ne sono tante in tutte le culture, può diventare un ponte tra noi, persone di teatro, e un pubblico inconsapevole ma entusiasta.

Quando siamo sul palcoscenico, a volte veniamo assorbiti dalla nostra filosofia di teatro, dal nostro ruolo di precursori del cambiamento sociale e ci
dimentichiamo di gran parte delle masse.

Nel nostro impegno con le sfide del presente, ci priviamo della possibilità di un’esperienza spirituale profondamente toccante che il teatro
può offrire.

Nel mondo di oggi in cui l’intolleranza, l’odio e la violenza aumentano sempre
di più, e in cui il nostro pianeta sta precipitando nella catastrofe climatica, abbiamo bisogno di recuperare la nostra forza spirituale.

Abbiamo bisogno di combattere l’apatia, l’indolenza,il pessimismo, l’avidità e il disprezzo per il mondo in cui viviamo, per il pianeta in cui viviamo.

Il teatro ha un ruolo, un ruolo nobile, nel dare energia e spingere l’umanità a
resistere alla sua caduta nell’abisso. Il teatro può trasformare il palcoscenico, lo spazio dello spettacolo, rendendolo qualcosa di sacro.

Nell’Asia del sud, gli artisti toccano con riverenza le assi del palcoscenico prima di salirvi sopra, secondo un’antica tradizione che risale a un tempo in cui lo spirituale e il culturale si intrecciavano.

È tempo di riguadagnare questa relazione simbiotica tra l’artista e il pubblico, tra il passato e il futuro. Fare teatro può essere un atto sacro e gli attori possono davvero diventare gli avatar dei ruoli che interpretano.

Il teatro ha il potenziale per diventare un tempio e il tempio uno spazio dello spettacolo.

Note:
(1) Teatro Ajoka: fondato nel 1984. In punjabi la parola Ajoka significa “contemporaneo”. Il suo repertorio comprende spettacoli sulla tolleranza religiosa, la pace, la violenza di genere, i diritti umani.
(2) Sufismo: la tradizione mistica islamica, la poesia sufi, per lo più in musica, esprime l’unione mistica attraverso le metafore dell’amore profano.
(3) Bulleh Shah (1680-1757): un importante poeta sufi punjabi, la cui opera tratta argomenti filosofici complessi con un linguaggio semplice. Fortemente critico dell’ortodossia religiosa fu accusato di eresia e gli fu negata la sepoltura nel
cimitero della sua città. Popolare oltre le contrapposizioni religiose.
(4) Avatar: secondo la cultura indù reincarnazione o manifestazione sulla terra di un maestro divino.

Biografia:

Shahid Nadeem è nato nel 1947 a Sopore, nel Kashmir. È diventato rifugiato a solo un anno di età, quando la sua famiglia dovette emigrare in Pakistan, stato appena creato, dopo la guerra del 1948 con l’India, sullo stato conteso del Kashmir. Ha vissuto a Lahore, in Pakistan, dove ha conseguito il Master in Psicologia all’Università del Punjab.

Ha scritto la sua prima opera teatrale da studente universitario, ma è diventato un vero e proprio drammaturgo quando ha iniziato a scrivere, dal suo esilio politico a Londra, drammaturgie per il gruppo teatrale dissidente pakistano, Ajoka, creato da Madeeha Gauhar, una pioniera attivista teatrale, che in seguito ha sposato.

Shahid Nadeem ha scritto più di 50 opere originali in Punjabi e Urdu, oltre a diversi adattamenti delle opere di Brecht. Ha lavorato presso la televisione pakistana come produttore e manager. E’ stato incarcerato tre volte sotto vari governi militari, per la sua opposizione al governo militare ed è stato adottato come prigioniero di coscienza da Amnesty International.

Nel famigerato carcere di Mianwali, ha iniziato a scrivere opere teatrali per il fine settimana, realizzate da e per i prigionieri. Successivamente ha lavorato come Coordinatore delle Campagne Internazionali e Responsabile delle Comunicazioni dell’area Asia-Pacifico per Amnesty International. È stato membro del Getty Research Institute, dell’International Pen, e dello USA and National Endowment for Democracy. È anche membro della rete Theatre Without Borders. Le opere di Shahid Nadeem sono state ampiamente messe in scena e pubblicate in Pakistan e in India. Le sue opere sono state anche rappresentate in tutto il mondo, tra cui Bulha all’Hammersmith Theatre (Londra, Regno Unito), al Tramway (Glasgow, Scozia, Regno Unito) e a Helsinore (Danimarca); Amrika Chalo al Davis Center for Performing Arts, Georgetown University (Washington ,USA);Bala King al Black Box Theatre (Oslo, Norvegia);Burqavaganza negli Stati Uniti al Bravo for Women Theatre (San Francisco); Acquittal presso Highways (Santa Monica) e Theatre Row (New York) e Dara al Lyttleton Theatre London (Regno Unito) e University of North Carolina, Chapel Hill (USA).

Le sue opere sono state tradotte in inglese e pubblicate dalla Oxford University Press, Nick Hern Publishers e in diverse antologie. È stato insignito dal Presidente del Pakistan per le sue performances nel 2009. Ha anche diretto spettacoli teatrali e televisivi e organizzato Festival del Teatro per la Pace in India e Pakistan. Ha lavorato per importanti giornali pakistani e indiani e per il servizio urdu della BBC. Ha prodotto documentari su argomenti culturali sul Museo di Lahore, sui costumi del Punjabi, sul poeta Iqbal e sul pittore Sadeqain. Le opere di Shahid Nadeem sono apprezzate per la loro forte rilevanza sociale, affrontando, a volte,temi tabù come l’estremismo religioso, la violenza contro le donne, la discriminazione contro le minoranze, la libertà di espressione, il clima, la pace e il Sufismo.

Molte delle sue opere teatrali affrontano la questione della contrapposizione religiosa in Asia meridionale e del patrimonio culturale condiviso della regione. Shahid Nadeem affronta con grande capacità temi sociali e politici contemporanei, legandoli a forme tradizionali e al patrimonio popolare, dando vita ad un un teatro brillante e intellettualmente stimolante. La musica è parte integrante delle sue produzioni teatrali. Insegna arte della scrittura all’Ajoka Institute for Performing Arts e all’Institute for Art and Culture di Lahore.