27.03.2017 – Nell’ambito della rassegna “Switch-Illuminazioni”, lo scorso 10 marzo, la Compagnia del Sole in collaborazione con il Piccolo Teatro di Bari – Stagione 16/17 – ha presentato lo spettacolo “Così tanta bellezza” scritto, interpretato e diretto da Corrado Accordino, assistito per la regia da Valentina Paiano, produzione La danza Immobile/Teatro Binario 7.
Il monologo, interpretato con convinzione, inizia con la descrizione dell’assordante routine quotidiana dei quattro componenti della “famiglia per bene”, padre, madre, figlio e figlia. Racconti di giornate ordinarie come tante e tutte omologate.

Il rumore della quotidianità indebolisce i loro legami fino ad estraniarli tra di loro così come  ognuno dal proprio sé, nella corsa agli irraggiungibili bisogni mondani. Arriva così, immancabilmente, lo stress da paura e il ricorso allo psicologo dal cui dialogo sgorgano quei riempitivi che non soddisfano le relazioni.

I vari momenti della vita di ogni giorno degli alienati personaggi, a casa, a lavoro, a scuola, nel monologo vi entrano oltre che con il testo letterario anche con piccoli e calibrati gesti mimati e con i numerosi quadretti appesi per tutta l’area del palcoscenico in cui si riproducono i particolari dei personaggi narrati e della loro stessa vita a mo’ di specchio che li trasforma in parole inviate dritte in platea per risuonare tra e negli spettatori.

Durante il momento della riempitiva corsa incontra sul suo solito percorso la “signora  Bellami” che porta a spasso il suo cane. Lei gli domanda se stesse bene o se avesse bisogno di qualcosa. Questa presenza, questa domanda interessata su di lui e allo stesso tempo disinteressata, finalmente, ruba il respiro al rumore sigillato nelle orecchie dalle cuffiette del cellulare e si accorge dov’è la bellezza.

Ha  voglia di sedersi su una panchina, di mangiare un gelato mentre i ricordi dell’infanzia riaffiorano, quando il ricordo del padre interrompe la paura e il suo senso di inadeguatezza svanisce nel momento in cui si crea quella distanza tra sé e il mondo.

A questo punto la narrazione del monologo diventa filosofica e rimanda agli spettatori precise riflessioni sul tema della bellezza quando declama che “è un vero crimine non chiedere, parlare senza dire; le verità di cui non parliamo ci logorano dentro”. Le parole servono a dire la verità, così come lo è per la poesia. Ecco allora dov’è la bellezza: la vita secondo verità, secondo poesia, qui e ora.

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Emilia Brescia