13.11.2017 – E’ andato in scena in questi giorni, presso il Granteatrino Casa di Pulcinella a Bari, lo spettacolo “Il Naso”, liberamente tratto dai “Racconti di Pietroburgo” di Nikolaj Gogol, per la regia di Gianfranco Groccia e magnificamente interpretato da Lino De Venuto, Giambattista De Luca, Isa Gigante, Ada Interesse, Emanuella Lomanzo, Renata Maurantonio, Vitangelo Pugliese, Nicolò Restaini, Annalisa Rossi, Caterina Rubini, Michele Scarafile, Anna Volpicella e dal piccolo, già promettente attore, Alessandro Trigona.

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Nel 1935 il critico russo Belinskij definì Nikolaj Gogol “poeta della vita reale”. Lo scrittore riusciva con uno stile raffinato ed elegante a delineare situazioni comico-umoristiche di cui erano protagonisti personaggi dai caratteri esacerbati, buffi, grotteschi, sopra le righe e dai connotati talvolta fantastici, come può essere un naso che, elegantemente vestito, gironzola per la città un San Pietroburgo, facendo sfoggio della sua beltà e del suo alto rango.

Arrogante e presuntuoso proprio come il suo proprietario, l’assessore collegiale Kovalev che, una bella mattina, si sveglia e si accorge di aver perso, appunto,  il suo prezioso naso.

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Inizia così una picaresca ricerca che si trasforma in un inseguimento vero e proprio tra le strade di San Pietroburgo, il tutto condito da una sequenza di incontri, i personaggi di Gogol, che rendono la ricerca del naso ancor più affannosa per Kovalev ma molto divertente per gli spettatori.

In realtà, dietro i tratti umoristici di ciascuno di questi personaggi, si nasconde la protesta di Gogol verso la società del suo tempo che non amava e di cui aveva pochissima considerazione. Così riusciamo a distinguere bene sul palco i tratti dell’arrogante, del presuntuoso, dell’arrivista, del piccolo borghese, del burocrate, dell’uomo servile, tutti impegnati nella difesa del proprio ruolo, della propria carica, del proprio interesse personale, qualunque esso sia.

Nel lavoro di Groccia il lato comico è certamente esaltato dando la possibilità agli spettatori di godere di uno spettacolo bello e coinvolgente, senza però rinunciare a qualche spunto di riflessioni un po’ più serio, perfettamente in linea con lo stile di Gogol.

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Molto interessante e ben studiata la gestualità, condita da alcune sfumature circensi, che permettono allo spettatore di  immergersi completamente in un teatro che va al di là della parola e che, anche per questo, non mostra alcun segno di stanchezza nel suo progredire.

Abbiamo apprezzato inoltre l’applauso finale in ricordo dell’attrice barese Ketty Volpe, prematuramente scomparsa nei giorni scorsi, vincitrice nel 2006 del premio Calandra come “migliore attrice” per lo spettacolo “Il Cappotto”, tratto sempre dai Racconti di Pietroburgo di N. Gogol.

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Foto di Mario Vitale

Manuela Bellomo