12.04.2022 – Il ruolo della materia e della natura nell’esposizione “L’altra scultura” dedicata all’artista salentino Salvatore Sava. Un viaggio presso la galleria museale d’arte contemporanea della Fondazione Biscozzi | Rimbaud a Lecce, e nella sua collezione permanente.

 Un’esposizione intensa, avvolgente, in cui la composizione materica delle opere sembra rivestire il ruolo principale. Ma, attenzione, perché – come indicato nel catalogo della mostra – “l’evoluzione dell’arte non è mai scaturita dalla materia in sé e per sé, quanto alla volontà espressiva di coloro che se ne sono serviti”.

L’esposizione di Salvatore Sava – artista salentino, di Surbo (Le), classe 1966 – presso la galleria museale della Fondazione Biscozzi | Rimbaud, si sviluppa lungo tre stanze principali collocate a piano terra. La galleria permanente della Fondazione, sul livello superiore dell’edificio, ospita già da tempo due lavori dell’artista: Sentieri interrotti (1998) e Rosa selvatica (1999).

L’ambizione dell’evento espositivo, che rimarrà aperto al pubblico fino al 25 settembre, è quello di proporre altre opere – comprese nel periodo che intercorre tra il 1995 e il 2021 – rimaste finora inedite.

I contenuti e i concetti

Le opere di Sava sono forti, posseggono un’anima intensa, e manifestano un senso di libertà. Frequente il ricorso a materiali come ferro, pietra leccese e di Trani, acciaio, e – per alcuni lavori più recenti – emerge anche l’utilizzo di colori fluorescenti.

Diverse realizzazioni, come i cosiddetti “cicli neri” dell’artista (I fiori e Il Sole del Colle di Aurio) – oltre a quelle in legno, in resina, in fibra di vetro e smalto, e ai collages metallici su cartone – rivelano un volto diverso dello “schivo” (secondo quanto riportato dal catalogo) Salvatore Sava.

L’esposizione, infatti, contribuisce a ricreare una considerazione differente dell’artista. Una biografia, che già di per sé, nel corso del tempo si è evoluta: dedita più alla scultura a partire dalla fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, dopo una fase iniziale della carriera dedicata prevalentemente alla pittura.

Uno dei temi centrali della mostra “L’altra scultura” è la natura, non rappresentata ma emblematizzata in forme pure e rudi, simbolo di chi ha delle radici solide impiantate nella propria terra. In tal senso non si può non cogliere un riferimento sulla Xylella, tema sentito – in tutto il Salento – con una sorta di sofferenza interiore anche dall’artista; tanto che trovano spazio opere più recenti che evocano forme di arbusti disseccati, nei quali l’elemento vegetale è sostituito dal metallo e dalla pietra. La scultura – dunque – si avvicina alla vita, diventa sensibile e comunicativa, riesce a parlare al cuore e alla mente all’uomo di oggi.

In foto l’opera “L’albero della luna” (1997), Salvatore Sava. Fondazione Biscozzi | Rimbaud

Parte dell’esposizione è dedicata alla luna, simbolo di fertilità ma anche di trasformazione,  di mutamento. Sava, nella lunga serie di lavori ad essa dedicati – tra cui emerge il ciclo Magica luna, realizzato a partire da metà anni ‘90 – proietta messaggi di attesa, fiducia, speranza, poi di scoramento, di delusione, quasi di rabbia.

Nel ciclo appena citato, Le 15 lettere di rameargento (1996) si pongono come delle tavole ermetiche segnate da scalfiture, segni e linee irregolari; si possono immaginare come lavorate da un amanuense d’altri tempi che scrive cercando di comunicare con la luna o con il cosmo.

Meritano una menzione anche i ricorrenti Fiori di pietra collocati lungo tutta l’esposizione: strutture severe costruite con tondini di ferro che reggono frammenti lapidei usurati dagli agenti atmosferici. Secondo quanto affermato dall’autore, essi nascono nel 1997  “in conseguenza alla ricerca di un’armonia perduta”. La loro realizzazione parte dal concetto secondo cui le pietre naturali contengono un equilibrio perfetto, che va ritrovato e riscoperto.

La collezione permanente della Fondazione

Dopo aver visitato la mostra di Salvatore Sava, è consigliabile salire a primo piano per apprezzare i contenuti della galleria museale permanente. Una collezione creata con il tempo da Luigi Biscozzi (1934 – 2018) e Dominique Rimbaud (1947): lui salentino, co-fondatore di uno dei più importanti studi di consulenza fiscale europei, lei provenzale, a lungo referente legale per gruppi stranieri attivi in Italia.

Una vita passata insieme avendo in comune la passione dell’arte, che li ha portati a dar vita ad una collezione di oltre 200 pezzi, tra dipinti, sculture e grafiche. Quella esposta è la selezione dei pezzi più significativi, che si propone di offrire un percorso fatto anche di emozione, come se i visitatori fossero i collezionisti stessi.

Nell’immagine: opera Cellotex (1983) di Alberto Burri, Galleria museale Fondazione  Biscozzi | Rimbaud

Le sale

Le stanze si alternano proponendo concetti differenti l’una dell’altra. La prima – sulla destra venendo dall’ingresso – offre un focus sulle origini del contemporaneo con l’obiettivo di individuare un denominatore comune fra l’epoca attuale e le precedenti. Trovano spazio dipinti di Filippo De Pisis (1896-1956), italiano attivo a Parigi tra Impressionismo ed Espressionismo, ed Eugene de Kermadec (1899-1976) che – come si può vedere dalla sua Femme accoudée (1933) – si ispirava apertamente al Cubismo di Pablo Picasso.

Procedendo verso la “sala informale” si arriva nel luogo espositivo in cui il dipinto non è più considerato come il prodotto finale di un atto creativo, ma ne è la testimonianza. L’interesse si sposta dall’opera al procedimento, al gesto dell’artista, al riflesso della sua interiorità. La stanza manifesta una tendenza nata negli Stati Uniti e poi diffusasi in Europa e nel mondo. Dunque – nella piccola sala 5 – è stata inserita un’opera di uno degli iniziatori dell’informale, ovvero il francese Jean Fautrier (1898-1964).

Negli altri ambienti si alternano dipinti realizzati con colori lievi e velati, come quelli di Vittorio Matino, artista veneto formato – probabilmente – osservando i lavori di Paul Klee ma sensibile all’influsso della chiara luce di Otranto,  fino alle influenze del periodo a cavallo tra gli anni Sessante e Settanta, quando si andava al di là dei confini dell’opera sia in senso concettuale che fisico.

Difficile sintetizzare in poche righe il contenuto dell’intera collezione, ma è possibile affermare che la Fondazione Biscozzi | Rimbaud propone un’esposizione dal tono internazionale, pronta ad ospitare i visitatori mediante un’offerta culturale di alto livello.

Salvatore Sava. L’altra scultura

Lecce, Fondazione Biscozzi | Rimbaud

Piazzetta G. Baglivi 4

6 febbraio – 25 settembre 2022

http://www.fondazionebiscozzirimbaud.it

Cosimo Guarini