9.11.2018 – Leggere un libro, con il sapiente movimento delle mani, perchè le parole giungano direttamente agli occhi…del cuore! Questa è l’essenza del Metodo Braille, inventato dal francese Louis Braille, nella prima metà del XIX secolo, che permette ai non vedenti di leggere e scrivere.

Oggi, con l’avvento della tecnologia, sembra quasi anacronistico parlare di Braille, eppure grazie al libro di Francesca Piccoli, “La Resilienza del tatto”, edito da FaLvision, scopriamo che per un non vedente il Braille è necessario, non solo per leggere e scrivere, ma per condurre la propria vita quotidiana al pari di un normovedente.

Il saggio della Piccoli vuole creare un contatto tra il mondo di chi vede e quello di chi non vede, tra la luce e il buio, attraverso la caratteristica “resiliente” del tatto: lì dove non arrivano i nostri occhi, ci pensa la mano.

Il libro di Francesca è una sorpresa per chi è curioso di conoscere il Metodo e per chi vuole approfondirlo e, magari, farne un lavoro come poi è accaduto brillantemente a lei e alla FaLvision, l’unico editore nel Sud Italia, a produrre editoria in Braille.

“La Resilienza del tatto” ha ricevuto il 3 novembre, durante la Rassegna della Microeditoria di Chiari (Bs) il Marchio Microeditoria di Qualità (2018), categoria Saggio, oltre ad una Segnalazione Speciale.

Facciamoci dunque raccontare da Francesca, in questa intervista, il suo incontro con il Metodo Braille e la nascita di questo grande amore.

Come hai incontrato il metodo Braille?

Ho conosciuto la lingua Braille grazie ai miei studi universitari: mi sono laureata in Scienze dell’Educazione nel 2003 e tra le materie d’esame c’è Pedagogia Speciale in cui vengono affrontate le varie forme di disabilità, tra cui quelle sensoriali come la cecità. Ma me ne sono innamorata qualche anno dopo durante un POR in una scuola superiore di Bari in cui svolgevo il ruolo di assistente di un ragazzo non vedente. È stato lui a mostrarmi e a farmi entrare nel suo mondo fatto di puntini.

Ho voluto quindi approfondire la mia conoscenza del Braille fino a creare, insieme a mio marito, la FaLvision Editore che ha come mission proprio quello di rendere accessibile a tutti la lettura nel modo più bello e “meno ingombrante” anche per chi è abituato a portare “bagagli pesanti”.

Cosa significa oggi, nell’era dei supporti digitali ormai avanzati, leggere ancora in Braille?

Il Braille è, e resterà sempre, il metodo più innovativo e più adatto alla lettura per i non vedenti, da integrarsi, sempre e comunque, con i supporti digitali che facilitano il percorso di vita di ognuno. É bello quando un cieco dice che sentire l’odore della carta e il suo tatto non hanno paragone con il sentire una voce che legge al proprio posto un libro, magari anche senza provocare nessuna emozione, cosa che invece il Braille e la carta provocano.

Riconosco, però, che la tecnologia aiuta tantissimo queste persone, ma come editore Braille non posso non amare la carta, anzi… la promuovo con risultati sempre positivi.

Oggi si parla tanto di Resilienza, è una parola direi “inflazionata”, ed è proprio parte del titolo del tuo libro “La Resilienza del tatto”. Ci puoi raccontare questa scelta?

Quando ho scelto il titolo del mio saggio, sinceramente non ho pensato all’”inflazione” di questo termine, ma solo al suo significato nel caso specifico.

Per “resilienza” si intende la capacità di affrontare positivamente dei traumi, di riorganizzare la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, con forza e tenacia. E’ quello che vedo nei non vedenti: tanta forza, tanta volontà, voglia di scoprire il mondo in tutte le sue sfaccettature toccandolo.

Vietato NON toccare!

La resilienza del tatto è insita nella linea di passaggio tra il vedere ed il toccare: non si può vedere senza toccare, non si può toccare senza vedere. E anche chi è affetto da cecità, in realtà, vede poiché la resilienza del tatto è tale da rendere visibile il mondo intero. Noi esseri umani abbiamo un dono: la fantasia! È grazie a questa che si riesce a viaggiare con la mente e a immaginare tutto quello che ci circonda.

Il tuo libro permette al lettore di incuriosirsi sul metodo Braille e sulle sue possibilità e  applicazioni. Era questo il tuo intento?

Questo mio libro è una vera e propria testimonianza di quello che il Braille è ed ha.

  • È una lingua vera e propria, al pari dell’inglese, del francese e di qualsiasi altra lingua, e come tale credo che dovrebbe essere insegnata in tutte le scuole, anche per far sì che in una classe in cui è presente un bambino/ragazzo cieco, questo non si senta diverso, ma completamente integrato e capito dai propri compagni.
  • Ha un fascino incredibile: sfiorare quelle pagine e sentirne l’odore fanno entrare in un’altra dimensione. Automaticamente si è portati a chiudere gli occhi e a viaggiare con la mente solo con lo sfiorare quei puntini che sembrano di velluto, il tutto fatto con delicatezza… la delicatezza nell’avvicinarsi ad un “corpo”.

Il mio intento era ed è proprio questo: avvicinare la gente a questo metodo, incuriosirla e farle scoprire che la realtà può essere vista con altri occhi. È rivolto a curiosi, sì, ma anche a genitori, insegnanti, educatori e operatori del settore per avere qualche informazione in più rispetto al mondo dei non vedenti e alle difficoltà che incontrano nella vita quotidiana.

La piena accessibilità è ancora un’utopia che, con il contributo, anche minimo, di ognuno potrebbe modificarsi e migliorare.

Quando si arriva in fondo al tuo libro si tocca con mano, e aggiungerei con emozione, il metodo attraverso la mappa Braille della tua cittadina natìa, Locorotondo, uno dei Borghi più belli d’Italia. Locorotondo e il Braille sono dunque i tuoi grandi amori?

Locorotondo e il Braille sono delle “stanze” del mio cuore, e con questo lavoro ho voluto creare un “open space” fondendo le mie origini col mio mondo attuale.

Ho reso omaggio al mio paese rendendo tattile il suo centro storico con questa piccola mappa che dà soltanto l’idea della magia di uno dei più bei borghi d’Italia. Anche perché quei puntini rendono il tutto molto magico.

Posso dirlo: sono innamorata!

Grazie Francesca per questo affascinante viaggio nel mondo Braille!

Grazie a voi!

Biografia

Francesca Piccoli cura la direzione di collana di Ars Educandi, nasce a Locorotondo nel 1977. Laureatasi a Bari in Scienze dell’Educazione con il massimo dei voti e lode, consegue un Master in Pedagogia Clinica e si specializza in Legislazione Minorile e in Pedagogia della Mediazione Sociale. Prosegue gli studi e gli approfondimenti professionali conseguendo il primo livello LIS presso l’ENS di Bari e competenze specifiche per i non vedenti attraverso il corso per l’educazione e la riabilitazione degli alunni ipovedenti presso l’I.RI.FOR. di Bari. Fondatrice insieme ad altri soci della FaLvision Editore, casa editrice specializzata in pubblicazioni Braille, BES e letteratura italiana e straniera. In FaLvision ricopre il ruolo di Braille Product Manager. Dal 2004 svolge il ruolo di Educatore per ragazzi diversamente abili frequentanti la scuola media superiore per la Città Metropolitana di Bari.

Titolo: La resilienza del tatto
Autore: Francesca Piccoli
Collana: ArsEducandi
Editore: FaLvision
Prezzo: 12 €

https://www.falvisioneditore.com/

Manuela Bellomo

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