24.04.2019 – Ci sono musiche che vanno oltre ogni confine, disegnando preziosi ricami in note capaci di trasportare l’ascoltatore in un luogo immaginario dove si incontrano colori e sapori provenienti da paesi lontani. In questa terra possibile si fondono in una magica alchimia sonora le personalità musicali dei maestri Vito Ottolino (chitarre) , Vincenzo  Maurogiovanni (basso)  e Cesare Pastanella (percussioni).

La formazione di cui fanno parte è quella dei Kaleido Sea il cui album d’esordio “Buena Ventura“, pubblicato il 7 gennaio 2019 dall’etichetta pugliese Angapp Music,  rappresenta la perfetta sintesi della comune terra d’origine, la Puglia, luogo d’incontro da sempre di differenti culture, di popoli migranti e per questo capace di creare una perfetta simbiosi tra jazz, world music e ritmi afroamericani.

Come nel flusso di una marea, i nove brani, tutti a firma di Ottolino e Maurogiovanni, ad eccezione di “Lost in the hours” di Paul McCandless (sassofonista degli Oregon già vincitore del prestigioso Grammy Award)  si susseguono in un viaggio onirico, fatto di piccoli quadretti all’interno dei quali si aprono ampi spazi per interventi solistici ed improvvisativi come ne “Il libro dei ricordi” (Maurogiovanni) ma anche in “Spring rain blues” (Ottolino).

Il titolo rimanda ad un mercato africano nel cuore di New York scoperto da Cesare Pastanella in un suo viaggio, ed il tema del viaggio è proprio il leit motiv ispirativo dell’ intero progetto. Ogni traccia musicale trae la sua ispirazione spesso da un viaggio intrapreso dai componenti della band, la title track ad esempio rimanda ad un lido salentino, così come “I giardini di Boboli” nasce dopo la visita dell’autore Maurogiovanni al parco fiorentino, mentre nel brano di chiusura “Leaving” è proprio l’idea della partenza ad ispirare le note compositive.

Nati dall’incontro casuale di Maurogiovanni e Ottolino in un noto negozio musicale, le composizioni concepite  originariamente per basso e chitarra vengono impreziosite dall’ apporto ritmico di Cesare Pastanella, capace di fornire con la matrice etnica delle sue percussioni un apporto determinante al risultato finale, come nel brano “Bamba African Market” sostenuto dalle ritmiche sudamericane sulle quali ben si intersecano i fraseggi del basso e delle chitarre ipnotiche di Ottolino. Dopo l’incedere ritmico,  con “Piccola preghiera” (Ottolino)  il respiro musicale si porta verso una dimensione più intima e riflessiva, per dirigersi nel successivo brano “Diabuleria” (Maurogiovanni)  nei territori dell’ Andalusia.

Un disco d’esordio raffinato e convincente dal punto di vista compositivo sin dal primo ascolto, conferma della valenza artistica dei singoli componenti la cui matrice ben si colloca nel panorama world music internazionale.

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Claudia Mastrorilli