13.12.2023 – A due anni dal cd d’esordio “Cargo Cult” torna ad affacciarsi sulle scene pugliesi la formazione dei Turangalila, band barese formatasi nel 2018 da Michele De Luisi (basso, chitarra, bouzouki, violino, viola e tastiere), Antonio Maffei (chitarra ed elettronica), Giovanni Solazzo (batteria, percussioni) e Costantino Temerario (chitarra e voce), con il nuovo attesissimo album “Lazarus Taxa”, registrato al Death Star Studio con Marco Fischetti, uscito il 27 ottobre scorso per la label indipendente Private Room Records all’interno della programmazione Puglia Sounds Record 2023 (Op. finanziata a valere su Fondo speciale cultura e patrimonio culturale – Calendario unico regionale 2023).
Lazarus Taxa
La formazione, già impegnata prima dell’incisione dell’opera prima in una interessantissima sonorizzazione integrale del film muto “Il Gabinetto del Dottor Caligari”, ha dato prova di un sound decisamente innovativo e convincente, in bilico tra atmosfere psichedeliche, ossessive e a tratti oniriche, diventando così in breve tempo una delle realtà più interessanti all’interno della nuova scena heavy-psych nazionale.
Proseguendo così sul percorso già delineato da “Cargo Cult” il nuovo progetto discografico, verte in un concept album legato alla concezione biologica e paleontologica del “lazarus taxòn”, ovvero di una specie considerata estinta dagli studiosi ma in realtà sopravvissuta come si evince dalla scoperta di nuovi dati empirici. Fin dal primo brano “Wow! Signal”, la potenza sonora dei Turangalila coinvolge l’ascoltatore, in una miscela esplosiva di chitarre distorte ed ossessive, in perfetta simbiosi con voci riverberate ed evocative. Una psichedelia decisamente innovativa e mai banale, frutto del lavoro di sperimentazione del quartetto, che ben si esprime nelle successive tracce dell’album come in “Neopsy”, “Ugo” e il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album “Antonio, Ragazzo Delfino”, fino a giungere al brano conclusivo strumentale “Jisei”.
Intervista
Abbiamo avuto il piacere di parlare del progetto Turangalila con Costantino Temerario, voce e chitarra elettrica della formazione barese.
- Partiamo dalla domanda di rito: come vi siete incontrati e com’è nato il progetto “Turangalila”. Raccontateci anche delle vostre precedenti esperienze artistiche.
Il nostro percorso musicale come Turangalila comincia verso la fine del 2018. Tuttavia, Antonio e Michele, essendo amici dai tempi del liceo musicale, hanno sempre suonato insieme. Ho avuto modo di conoscere loro due nel 2016. Oltre a stringere un’intensa amicizia, ci siamo trovati in sintonia in fatto di gusti musicali, e abbiamo cominciato a vederci regolarmente. Solo quando abbiamo cominciato a suonare con Giovanni nel 2018 è nato quel magma sonoro che caratterizza la nostra musica. Sin dalle prime improvvisazioni si è stabilito un discorso di coesione tra quattro persone con un’attitudine peculiare e caratteristica nei confronti del proprio strumento. La capacità di riuscire a virare poi tra diversi generi e approcci al suono ci ha permesso di creare nel tempo qualcosa di stimolante da condividere con gli altri. Questo sicuramente è dovuto al fatto di aver tutti e quattro suonato in tante formazioni underground e frequentato tanti concerti sin da giovanissimi.
- Il vostro nome e i testi delle vostre canzoni dimostrano una ricerca molto accurata dei contenuti. E’ un lavoro di ricerca dell’intero gruppo “?”
Dopo aver fatto una manciata di brani e un primo concerto a nome “?” abbiamo deciso di cercare un nome. Data la natura sperimentale e mistica del progetto, data una certa fascinazione per la musica contemporanea del 900’ dovuta a studi sparsi di Conservatorio, e data l’esecuzione proprio in quei giorni al Teatro Petruzzelli di Bari della Sinfonia Turangalîla di Olivier Messiaen, abbiamo accolto questa forma di casualità e abbiamo scelto questo nome che in sanscrito si può tradurre come “canto d’amore, inno alla gioia, tempo, movimento, ritmo, vita e morte”.
Il lavoro sui titoli, i testi e le grafiche è un lavoro di ricerca di gruppo. Quando proviamo insieme per creare nuova musica, o ripetere i brani da suonare dal vivo, ci ritagliamo anche un sacco di tempo per discutere di tanti argomenti che finiscono nei testi e nei titoli dei nostri brani. I testi presenti in “Cargo Cult” e “Lazarus Taxa” sono stati un lavoro collettivo finalizzato da me e Giovanni. Le fotografie che invece caratterizzano le nostre uscite discografiche sono scatti di viaggio raccolti da Giovanni e successivamente post-prodotti con l’aiuto di Valentina Daprile.
Fin dal disco d’esordio “Cargo Cult” avete dimostrato di possedere una maturità espressiva inusuale per una band così giovane. Quali sono stati i vostri riferimenti musicali del passato e quali sono attualmente i vostri ascolti ?
Tutti e quattro sin da piccoli abbiamo sviluppato un rapporto viscerale con la musica. C’è sicuramente stata un’infatuazione giovanile comune a tutti e quattro nei confronti della musica rumorosa, ma in generale siamo sempre stati dei musicisti/ascoltatori molto curiosi e con un continuo bisogno di nuove sonorità stimolanti. Giovanni, ad esempio, ha suonato la batteria in una miriade di formazioni di generi musicali molto diversi tra loro. Io e Antonio abbiamo studiato musica elettronica e produzione musicale. Michele ha studiato principalmente Violino, ma suona svariati strumenti musicali.
Di seguito una lista casuale di ascolti fondamentali e ascolti recenti di noi quattro: Swans, Zu, Arnold Schoenberg, The Jesus Lizard, Brian Eno, Richard Dawson, Steve Reich, The Velvet Underground, Caroline, Igor Stravinskij, Lankum, PJ Harvey, Melvins, King Crimson, Godspeed you! Black Emperor, Radiohead, Oren Ambarchi, Ryūchi Sakamoto, Black Midi, Mark Lanegan, Chelsea Wolfe, Slint, Maurice Ravel…
- Com’è nata la sonorizzazione de “Il Gabinetto del Dottor Caligari” e cosa avete tratto come musicisti da questa sperimentazione?
La sonorizzazione è nata nel 2019. All’epoca frequentavamo tutti il circolo Arci di Acquaviva e, siccome quell’estate ebbi il piacere di organizzare una serata del festival dell’associazione, mettemmo su una maratona di sonorizzazioni in tempo reale di film muti con diversi artisti tra i quali Rossella Di Santo, Manuel Tricarico e la contrabbassista romana Caterina Palazzi (“Zaleska”).
Noi partecipammo con una sonorizzazione inedita della pellicola di Robert Wiene, che si rivelò fondamentale per la crescita compositiva del gruppo e la visione d’insieme del rapporto suono-rumore-silenzio. Lavorare sulle immagini ci ha sicuramente resi migliori nella capacità di gestire lunghi flussi sonori cangianti e osservare la forma musicale al di là di paletti e convenzioni. Questa esperienza è stata anche il preludio alla nostra prima release, il singolo di due tracce “Della gioia sovrumana, impetuosa, abbagliante e sfrenata” (2019).
- La vostra musica rappresenta una perfetta simbiosi tra post rock e heavy psych, come amate definire la vostra musica e come vi collocate all’interno del mercato discografico italiano? La scelta di utilizzare maggiormente la lingua inglese per le vostre canzoni è una scelta voluta per proiettarvi maggiormente nel mercato internazionale?
Data la difficoltà che incontriamo nel farlo, non amiamo definire la nostra musica, senza balbettare e sembrare confusi. Al momento nelle nostre pagine social e nei comunicati stampa c’è scritto “Magma sonoro, viscerale e cinematico”. È una sintesi della descrizione che fece Orazio Martino del nostro ufficio stampa quando ascoltò il primo disco “Cargo Cult”, e, siccome ci è sempre sembrata calzante senza dover tirare in ballo generi e sotto-generi improbabili, è rimasta la descrizione più immediata che usiamo per definire cosa facciamo.
Nel mercato discografico non ci collochiamo, e non credo che abbiamo una collocazione. Viviamo come tanti progetti in un limbo invisibile. Facciamo tutto in autonomia, possiamo solo cercare di creare nel tempo una rete fatta di collaboratori appassionati, produrre musica sempre migliore e suonarla dal vivo. Per fortuna ci sono ancora molte persone che resistono nell’organizzazione dei concerti degli artisti emergenti, e ci sono ancora circuiti fantastici di persone appassionate che amano divulgare nuova musica underground.
La lingua inglese sicuramente ci aiuta a condividere la musica con molte più persone al di fuori dei confini italiani, ma la scelta di questa lingua è avvenuta puramente per comodità e per la sua natura essenziale e simbolica. Nella nostra musica la linea vocale viene sviluppata allo stesso modo di quella degli strumenti, con la funzione principale di creare e gestire sonorità, melodie e armonizzazioni. Solo dopo nascono i testi che vengono associati alle metriche. La lingua italiana ha invece un rapporto complicato con la musica che facciamo, che è pressoché di matrice anglosassone. Ciononostante, c’è una continua ricerca e riflessione sul discorso della lingua, non abbiamo mai escluso la possibilità di pensare un’evoluzione dei testi al di fuori dell’inglese.
- Progetti futuri e promozione dell’album. Quali sono i prossimi appuntamenti Turangalila? Avremo l’onore di vedervi in concerto prossimamente in Puglia ?
Da qualche giorno è uscito sul nostro canale YouTube il videoclip che accompagna l’uscita del nuovo disco, un progetto nato in collaborazione con il duo di artisti “Liberatorio” (Alessandra Rivelli Antezza e Davide Marrone). Le superfici delle croste che si vedono nel video sono riproduzioni sintetiche della crosta del pianeta Mercurio, prodotte da Liberatorio nel loro lab, che fanno da sfondo alle vicende dei “lazarus taxa”, queste specie dapprima ritenute estinte, per poi essere riconosciute come vive.
Link al videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=NBEed_WaSPg
Riguardo i prossimi appuntamenti dal vivo, il 30 Dicembre suoneremo con la band bolognese kNauff presso l’Envy Club di Molfetta.
Evento: https://www.facebook.com/events/1081243632877878?locale=it_IT
Claudia Mastrorilli