8.02.2024 – Non voglio togliere spazio alle parole importanti di Giovanni Allevi ieri sera a Sanremo 2024, quindi sarò breve.

Stamattina ho desiderato inserire sul giornale questo spazio con il video integrale e il testo del monologo tenuto dal Maestro ieri sera.

Perchè? Cosa centra con la Puglia?  Potrei rispondervi che Allevi sarà a Bari al Teatro Petruzzelli in ottobre ma non è questo il motivo di questo articolo.

Per raccogliere like? Allevi oggi è ovunque in rete, il mio scritto non fa “concorrenza” a nessuno. Che triste gara quella dei “mi piace”.

Condivido le sue parole perchè quando nella vita di una persona entra la malattia o un problema di salute in generale, la presenza è importante.

L’ho visto e l’ho vissuto. Esserci è quanto di più bello possiamo fare per chi affronta un momento difficile. Esserci alimenta la forza.

Gli anni della pandemia ci hanno condotti ad un tempo di chiusura da cui facciamo molta fatica ad uscire, molti di noi sono ancora chiusi in stessi, nel proprio esistere. L’altro dov’è? E’ ora di andarlo a cercare.

Grazie Giovanni per aver bussato al nostro cuore.  Ci vediamo in Puglia.

“All’improvviso mi è crollato tutto, non suono più il pianoforte davanti il pubblico da quasi due anni. Durante il concerto alla Wiener Konzerthaus, il dolore alla schiena era talmente forte che non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello. E non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima. Ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39 per un anno. Ho perso molto, il mio lavoro, i capelli e le mie certezze ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se il dolore mi porgesse degli inaspettati doni. Quali? Vi faccio un esempio: non molto tempo fa prima, che arrivasse tutto questo, in un concerto pieno in teatro ho notato una poltrona vuota. Come? Mi sono sentito mancare, eppure quando ero agli inizi ho fatto concerti davanti poche persone ed ero felicissimo. Oggi dopo la malattia non so che farei per suonare davanti 15 persone. I numeri non contano, sembra paradossale detto da qui, perchè ogni individuo è unico, irripetibile e a suo modo infinito.

Un altro dono: la gratitudine davanti la bellezza del creato. Non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato da quelle stanze di ospedale.

La mia gratitudine e riconoscenza ai medici, infermieri e a tutto il personale ospedaliero. La riconoscenza per la ricerca scientifica senza la quale non sarei qui a parlarvi. La riconoscenza per il sostegno che ricevo dalla mia famiglia, per la forza, l’affetto e l’esempio che ricevo dagli altri pazienti.

I guerrieri così li chiamo magari cerchiamo insieme un altro termine ma non mi viene niente e lo sono anche i loro familiari, i genitori, dei piccoli guerrieri. Ora come promesso li ho portati tutti qui con me sul palco, esempi di vita autentica. Prima di arrivare all’ultimo dono facciamo loro un applauso.

Quando tutto crolla e resta l’essenziale il giudizio dall’esterno non conta più. Io sono quel che sono io, noi siamo quello che siamo. Il cielo stellato può continuare a volteggiare nelle sue orbite perfette, immerso in una condizione di mutamento continuo ma in me qualcosa permane. Ed è ragionevole pensare che permeerà in eterno.

Voglio accettare il nuovo Giovanni. Per onorare l’attenzione e per dare speranza a chi lotta contro la sofferenza, suonerò di nuovo il pianoforte.

Come dissi a Vienna: <<non potendo più contare sul mio corpo suonerò con tutta l’anima>>”.

Manuela Bellomo