15.09.2020 – Qualche settimana se ne è andato Ettore Toscano, poeta, attore e uomo di immensa cultura, nato e vissuto a Taranto, che abbiamo avuto il privilegio di incontrare ed intervistare circa tre anni fa.

Abbiamo riguardato le immagini di quella conversazione e riascoltato le parole e gli insegnamenti dell’Ettore uomo ed artista che, con professionalità e straordinaria naturalezza, ha interpretato mirabilmente ogni linguaggio estetico trasfondendovi il suo intero universo emotivo.

Una lectio misurata e discreta, come la sua persona gentile, intrisa di sincero e ineffabile amore per l’arte e per l’umano che ha saputo trasmettere con eleganza ed umiltà, condite da profonda fermezza.

Toscano, infatti, non aveva alcun timore di esprimere il suo personale punto di vista sulla poesia e sulla drammaturgia, anche a costo di risultare scomodo e del tutto distante dallo spirito del suo tempo.

Un maestro che ha consacrato la sua intera esistenza alla ricerca artistica senza schemi nè limiti imposti, che ha fatto del suo sentire interiore il primo ed unico motore della sua opera. Conoscerlo è stato un dono che questa vita ha dato a Puglia Eccellente.

Il nostro incontro è avvenuto durante le riprese dell’ultimo cortometraggio che lo ha visto protagonista, “Dentro il Mare” del giovane regista pugliese Leonardo Dell’Olio. Un viaggio complesso e psicanalitico nei recessi dell’anima cui Toscano è riuscito a dare straordinaria forma, regalandoci una interpretazione mimetica e di rara intensità capace di parlare attraverso oceanici silenzi e profondissimi sguardi.

Un film interessante e coraggioso, decisamente diverso dai prodotti fotocopia che troppo spesso occupano le sale, frutto di un lavoro di un gruppo giovane e creativo che scelse un Maestro come Toscano per confrontarsi e crescere.

Un curioso sodalizio che ha coinvolto diverse generazioni di artisti in una crasi di sensibilità, diversissime eppure contigue, che guarda all’esperienza maturata con affettuosa deferenza.

Vogliamo ricordare Ettore Toscano attraverso le sue stesse parole, estratte dall’intervista del 2017. Un omaggio ad una eccellenza pugliese, un nostro ricordo per tutti coloro che lo hanno conosciuto.

Fintanto che c’è la memoria non si muore mai.

Intervista

Maestro qual è il suo rapporto con la poesia?

Ho pubblicato 5 libri di poesia, il primo vinse alcuni premi nazionali. Poi col tempo mi resi conto che questi premi non avevano granchè di importanza e quindi, con i nuovi libri, non mi interessai più minimamente a parteciparvi.

Ultimamente ho pubblicato un’antologia che raccoglie il meglio della mia poesia e tra i poeti che amo di più ci sono sicuramente Mario Luzi, Montale, Caproni, Zanzotto, Giudici e poi tra i giovani che hanno ormai superato i 50 anni, quelli che riesco a trovare sinceri e che riescono a trasmettere cose autentiche a livello poetico sono Magrelli e De Angelis.

Attualmente sto portando in giro un mio omaggio a Vittorio Bodini. Oggi finalmente se ne parla tanto, soprattutto nel leccese è portato come esempio di grande poeta. In realtà sono stato il primo a rendergli omaggio e di questo devo dire, con molta discrezione, mi vanto.

Fra i vari ruoli che ha interpretato c’è qualcuno a cui è particolarmente legato?

Uno dei ruoli che mi sta più a cuore, nonostante sia inferiore rispetto ad altri importanti che ho avuto modo di interpretare nella mia carriera, è un Gesù che ho fatto per la Rai Umbra.

Forse perché lo vivemmo assieme agli altri compagni di lavoro in una atmosfera quasi francescana. Lo girammo in Umbria, di notte ed è quello che si avvicina di più al mio essere e alla mia anima. Poi un altro spettacolo che mi sta molto a cuore è l’Edipo Tiranno di Benno Besson, allievo e assistente di B. Brecht.

Lavorammo con le maschere e fu una sorpresa per me. Avevo utilizzato le maschere solo una volta, tempo addietro quando feci gli Zanni di Giovanni Poli, tutto incentrato sulla commedia dell’arte.

Lavorando dunque con le maschere è stata veramente una cosa straordinaria il dare voce al volto che non fosse il mio ma il cui calco era stato il mio volto, l’impressione che si riceveva era come se dessimo voce ad un’altra entità. Poiché usavamo le maschere in quell’occasione interpretai due ruoli, Creonte e il pastore di Laio.

Cosa ne pensa della drammaturgia contemporanea?

Bisogna intendersi perché non è tanto la drammaturgia quanto l’uso che se ne fa. Se i testi sono rispettati mi va anche bene, Becket e altri, se invece si prende a pretesto il testo per farne altro non mi trova d’accordo.

Oggi spesso più che guardare alla drammaturgia si guarda al romanzo da cui trarre opere teatrali. Mi sembrano degli escamotage per non affrontare i ruoli importanti, quelli pesanti, quelli gravosi.

Maestro il cinema è sempre stato parte integrante della sua esperienza professionale. Avendo fatto entrambi, teatro e cinema, quale ha preferito e cosa distingue l’esperienza recitativa cinematografica da quella teatrale.

L’esperienza teatrale, per fortuna o purtroppo, ha bisogno che l’attore conosca gli spazi, sappia portare la voce, sappia incidere sul personaggio in maniera molto più profonda ed esplicativa rispetto ai ruoli cinematografici. Il cinema, ne ho fatto poco, ma per quel poco che ho fatto l’ho trovato consono alle mie aspirazioni e alla mia personalità.

Ricordo con molto piacere il Trittico di Antonello di Francesco Crescimone che fu presentato al Festival di Venezia intorno al 90-91 credo.

Qual è stato il suo rapporto con Taranto, la sua città natale e quanto le nostre terre hanno influito nella sua formazione e nel suo percorso.

Il territorio è molto presente nella mia poesia perché spesso guardo al passato e cerco di illustrarlo nel migliore dei modi, almeno dal mio modestissimo punto di vista. Il paesaggio è stato fondamentale per me. Avendo avuto sempre la famiglia a Taranto sono sempre tornato ben volentieri.

Ho fatto degli omaggi ai nostri personaggi da un punto di vista letterario e teatrale, a Cesare Viola con Poveri davanti a Dio, uno spettacolo che non si pensava potesse essere fatto a Taranto con tale professionalità,  a Raffaele Carrieri, altro poeta importante del Novecento italiano. Purtroppo sono poeti poco antologizzati, come Bodini.

Maestro cosa consiglia a chi vuole intraprendere la carriera teatrale?

Avere la fortuna di incontrare dei maestri che sappiano consigliare, che sappiano non approfittare dei giovani per guadagnare due lire ma che vogliano trasmettere un sapere che oggi viene messo in secondo o terzo ordine. Bisogna avere esperienza, non si nasce maestri se non si è fatto 30-40 anni di palcoscenico e di polvere teatrale.

Biografia

Ettore Toscano (Interprete) nasce a Taranto nel 1941. Frequenta la Scuola Nazionale di Cinema insieme a Marco Bellocchio, Liliana Cavani e Silvano Agosti nel corso di recitazione dove si diploma nel 1965. Al cinema è interprete de Il trittico di Antonello (1992), Gli amori di Angelica (1967), Ginepro fatto uomo (1962). Allievo di Orazio Costa – con il quale mette in scena Il Gabbiano – fonda insieme al maestro e a Pino Manzari la Scuola d’espressione scenica. Collabora con i maggiori registi italiani del dopoguerra, tra cui Luca Ronconi e Gabriele Lavia (Romeo e Giulietta, 1977) nonchè Andrea Camilleri. Negli stessi anni è membro della compagnia Gli Associati di Giancarlo Sbragia. All’attività teatrale e cinematografica affianca l’esperienza televisiva prendendo parte a numerosi sceneggiati RAI.

Nel 1991 Toscano cura la regia di Poveri davanti a Dio del drammaturgo pugliese Cesare Giulio Viola, spettacolo teatrale che lo vede anche nelle vesti di interprete. Pubblica diverse raccolte di poesia , a partire da Di qua dai vetri che fremono nel 1990 a cui seguono nel 1997 Echi d’un ideale frastuono, nel 2000 Tamburi, nel 2007 Brusio di fondo e non ultima l’antologia Poesie Scelte 1970-2009.

Ettore Toscano si è spento a Taranto il 25 agosto 2020 all’età di 79 anni.

Simon