04.05.2015 – In una società dove tutto scorre velocemente, sembra difficile trovare il tempo per fermarsi a meditare su quanto accade dentro e fuori di noi. A volte, diventa così indispensabile, ricercare momenti nei quali potersi ritrovare e la musica in questo senso, può anche aiutare. “La via del possibile” prodotto da Fonosfere, linea editoriale dell` etichetta salentina – Dodicilune – del trombonista di Giovinazzo Michele Jamil Marzella, rappresenta un tentativo ben riuscito per porsi in contatto con l` essenza più autentica del sè, in un armonia circolare con il Creato. Michele Jamil Marzella, classe 1980, musicista eclettico capace di spaziare dal jazz, al teatro, alla ricerca sonora indirizzata verso itinerari orientali si definisce un musicista polireligioso e in questo senso il cd è una meditazione, quasi una preghiera capace di fondere la realtà di questo mondo con il divenire dell’uomo.

Un percorso interiore che il musicista pugliese ha voluto intraprendere dopo i suoi numerosi viaggi in Tibet, India e Africa che lo hanno indirizzato verso il Buddismo Tibetano, così come traspare dall` ascolto dell` album nel quale ben si evidenzia un approfondimento personale dei canoni della musica tibetana di cui suona anche molti strumenti quali il radong (simile ad una lunga tuba), capace di coinvolgere emotivamente l` ascoltatore per il loro suono avvolgente e catartico. Accompagnato da ottimi musicisti quali Pierangelo Eddy De Marco – programmazione, Limongella Project – art dj, Vito Lopriore – voce narrante, Rossella Antonacci – voce, Gabin Dabirè – voce, Valentina Pavone – flauto traverso, Antonio Genchi – sax, Piero De Marco – chitarra, Eddy De Marco – basso elettrico, chitarra, Maurizio Lampugnani – percussioni, voce, Ugo Custodero – percussioni, hang shock il progetto musicale sin pone sin dal primo ascolto, come un cammino all` interno della propria anima, una meditazione profonda per ritrovare nella terra, nelle radici il senso della propria esistenza.

Ad aprire il disco ” Prayer” un invito dell’ autore ad un cammino di essenzialità, lontano dalle passioni effimere di questa terra per potersi unire al Tutto. Una sorta ” via del possibile” che Marzella su propria esperienza invita a percorrere e compito della musica è proprio quella di sollecitare chi ascolta, di creare una sorta di simbiosi tra il musicista e l` ascoltatore affinché insieme, quasi per mano, si cominci a camminare. Si prosegue con “Heart Tibet” decisamente ipnotica ed avvolgente, con sovraincisioni di frammenti percussivi e cori ancestrali, ma interessanti si prospettano anche ” Istanbul” , ” L’ascesa” e i brani più briosi quali le ballad “Ritorno al Passato” e “Fragili illusioni”. Un disco coraggioso in un mercato discografico in crisi, che però proprio per la sua valenza artistica, sembra poter essere proiettato anche verso l` estero rimandando a certe sperimentazioni d’Oltralpe.

Claudia Mastrorilli