1.09.2020 – C’è davvero qualcosa di memorabile e simbolico nella appena conclusa edizione del Bif&st.

L’arte e la cultura, così duramente colpite dall’emergenza Covid, hanno finalmente rialzato la testa e lo hanno fatto nel modo migliore, attraverso un festival che primo in Italia, forse anche altrove, ha avuto la forza di osare, dimostrando che sicurezza e prevenzione possono coesistere con il cinematografo e le arti figurative tutte.

D’altro canto cos’è il cinema se non una grande metafora della consustanziale tensione dell’uomo verso la libertà e l’infinito, una corsa affannosa tesa al possesso dell’intero scibile finalmente libera da vincoli d’azione spaziali e temporali?

Una illusoria e mirabile magia che ora più che mai appare necessaria per lenire le angosce di questa strana età del virus e restituire fiato ad un mondo asfittico e spaesato che ha perso ogni suo cardine.

E così Bari è stata pioniera di un post o meglio di un dum che sino a pochi mesi fa era persino impossibile da immaginare. Questa edizione ha visto la città aprire al cinema le sue aree più belle, come le grandi arene di Piazza Prefettura e del Castello Svevo, insieme ai teatri Piccini e Margherita, nuovamente fruibili, in un fascinoso percorso che ha mescolato il sogno una volta di celluloide con la storia cittadina.

Un viaggio lungo nove giorni costellato di partecipazioni illustri che hanno riavvicinato il pubblico alle sale: indimenticabile il lungo ed irresistibile monologo-fiume di Benigni, premiato per Pinocchio, così come il calore di tutte le altre personalità cinematografiche che hanno voluto partecipare alla manifestazione, in presenza e non, fra gli altri Marco D’amore, Lino Capolicchio, Pupi Avati, Marco Bellocchio, Paola Cortellesi.

Ma il Bif&st è soprattutto il cinema che si riappropria del grande schermo, suo luogo d’elezione insostituibile, dopo mesi di forzato torpore. Un’occasione quanto mai necessaria per ammirare in anteprima o in ritardo film che non si è avuto modo di vedere altrimenti.

Molte in questo senso le anteprime internazionali presentate ad un pubblico attento e curioso tra cui spiccano il nuovo film di Anne Fontaine Police e The Audition della tedesca Ina Weisse, entrambi di prossima uscita.

Grande ricerca anche nella consueta selezione del Panorama internazionale che ha visto fra gli altri interessanti titoli come Nuclear, Simpathy for The Devil, Nocturnal e Golden Voices giustamente premiato.

Tra le gemme nascoste si segnalano le opere prime Sole di Claudio Sironi e La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Lorenzo Mattotti.

La grande tradizione cinematografica italiana ha trovato spazio nella collaterale rassegna quest’anno dedicata a Monicelli che ha riproposto alcune tra le più importanti pellicole del regista romano e dell’intera storia della commedia italiana come Amici Miei, Il marchese del grillo, L’armata Brancaleone.

Un festival, dunque, che ha mantenuto intatta la sua vocazione popolare nonostante la doverosa rimodulazione di formato dovuta alle note contingenze epidemiologiche e  la  vistosa mancanza delle masterclass, già promesse per gli anni a venire.

Bif&st 2020 ha dunque vinto la sua scommessa e l’ha vinta a tal punto che l’annunciata edizione 2021, che si terrà a Bari dal 25 settembre al 2 ottobre, conserverà alcune delle peculiarità che il festival ha assunto quest’anno un po’ per necessità ed un po’ per avventura. Confermata infatti l’arena di Piazza Prefettura che con tutta probabilità sarà teatro di una sorta di anticipazione del festival nella settimana antecedente al suo inizio. Ad affiancarla saranno, finalmente all’unisono, i quattro teatri cittadini (Petruzzelli, Piccinni, Margherita e Kursaal) in una sorta di sinestetica sinfonia visiva, unica e sincronica, che ammalierà l’intera città con la sua splendida partitura di stelle in un turbine irresistibile di grandiose emozioni.

È cominciato il conto alla rovescia! 

Simon