18.11.2014 – Non poteva che concludersi meglio la XXIX edizione del Festival Time Zones, che diretto come sempre magistralmente da Gianluigi Trevisi, anche quest` anno ha proposto al pubblico accorso numerosissimo agli eventi, un cartellone eterogeneo e di grandissima qualità, con il sostegno determinante della Regione Puglia. La kermesse aperta il 29 ottobre scorso dal pianista Brad Meldhau in duo con il virtuoso del mandolino Chris Thile, nella serata conclusiva di sabato 15 novembre al Teatro Forma di Bari sold out , ha chiuso il cerchio con il pianista Michele Fazio in trio e con il leggendario chitarrista statunitense Marc Ribot accompagnato da Chad Taylor (batteria ) e da Henry Grimes (contrabbasso).

Ad aprire il doppio set, Michele Fazio pianista originario di Grumo trasferitosi da qualche anno a Milano,ha presentato il suo quarto album “L` acrobata ” ( Abeat records ) che dopo “Percorsi” (2000) , “Waves” (2005) e “Visione passeggera” (2011) in piano solo registrato ad Oslo nei prestigiosi Rambow Studios (dove sono stati prodotti i migliori lavori dell` Ecm), segna la definitiva consacrazione dell` artista pugliese nel panorama musicale internazionale. Accompagnato sul palco da Luca Pirozzi al contrabbasso e da Emanuele Smimmo alla batteria, Fazio visibilmente emozionato per la partecipazione ad un festival che lo ha sempre visto da spettatore sin da piccolissimo, ha aperto il suo intensissimo live con un brano in piano solo tratto da “Visione passeggera”. Michele Fazio è un musicista eclettico, capace di spaziare dal jazz con ammiccamenti a Keith Jarret e Meldhau ma anche al pianismo trasversale di Euan Stevenson, ai commenti sonori per immagini (autore della colonna sonora di “Tutto l` amore che c`è “) , alla musica per il teatro (collabora stabilmente con Sergio Rubini), senza dimenticare le numerosissime collaborazioni con artisti del calibro di Patti Pravo, Fabio Concato, Antonella Ruggiero, Gianluca Grignani, Francesco Tricarico, Emeline e Abrahams dei Jetro Tull.

Il suo tocco, lieve e a tratti impetuoso, capace di creare armonie dolci e delicate, sin da subito coinvolge il pubblico barese in un crescendo di emozioni. Come un acrobata, abile costruttore di melodie mai scontate, il pianista barese presenta i brani del suo ultimo album, a partire dall`ipnotica “Danza di fuoco”, “Cerchi d`acqua”, la travolgente title track “L` acrobata” per poi proseguire la sua corsa musicale ricca di improvvisazioni in un interplay costante ed efficace con i suoi compagni di viaggio, con la carezzevole “ Waltz for Dagmar”, “ L’ origine “ e “ Stars in the night”. Qualche parola con il pubblico, per poi tornare acclamato a gran voce per concedersi in un bis con l’ evocativa “ Il viaggiatore “ capace di trasportare l’ ascoltatore in uno spazio temporale difficilmente definibile. Secondo set, decisamente differente per scelta stilistica musicale, con il leggendario chitarrista statunitense Marc Ribot classe 1954, che ha accompagnato artisti del calibro di David Sylvian, Tom Waits, John Zorn, Jack McDuff, Wilson Pickett, Marianne Faithfull, Arto Lindsay, Diana Krall, Elvis Costello e persino il nostrano Vinicio Capossela.

Sul palco con lui un contrabbassista storico come Henry Grimes, che ha suonato a fianco di nomi come Mingus, Monk, Ayler e Goodman, tornato in auge dopo oltre quarant’anni ( il suo ultimo concerto a New York risale al 1973) dopo una lunga depressione che lo aveva allontanato dai palcoscenici. Rintracciato da un assistente sociale dieci anni fa, Henry Grimes è ritornato ad entusiasmare il suo pubblico, proprio qui a Bari per Time Zones, accompagnando il chitarrista con Chad Taylor alla batteria, capace di spaziare tra frenetici up-tempo latini e colori dal sapore impressionistico in una escalation ritmica travolgente. Il concerto sin da subito pone le basi di una performance di altissimo livello, improntata all` improvvisazione più pura tra standards e covers di John Coltraine per lo più tratte dal suo celeberrimo album ” Sun Ship”, vigorose schitarrate che traggono linfa vitale dal free jazz d` avanguardia senza però tralasciare riferimenti rock e persino funk e psichedelici. Gli interventi nervosi e ipnotici di Ribot, creano un ordito sonoro di altissimo livello sul quale i compagni di viaggio possono ben inserirsi, creando trame sonore che lasciano il pubblico basito ed entusiasta. Per oltre un ora e mezzo il live continua in un incedere ipnotico, nel quale l` eclettismo del chitarrista di Newark mostra tutte le sue peculiarità in un raffinato gioco di colori che ammalia. Time Zones, chiude così in bellezza la sua ventinovesima edizione, una edizione di grandissima qualità ponendo le basi di un trentennale indimenticabile, assicura il direttore artistico Gianluigi Trevisi.

Claudia Mastrorilli