28.04.2017 – La compagnia Mauri Sturno ha chiuso, lo scorso 20 aprile, al Teatro Petruzzelli, la stagione di prosa del Teatro Pubblico Pugliese a Bari,  con l’imponente spettacolo Edipo.

La piéce si compone di due parti corrispondenti alle due tragedie di Sofocle, Edipo Re ed Edipo a Colono, rispettivamente di h. 1,15 la prima e di 50 min. circa la seconda: Andrea Baracco ha diretto Edipo Re interpretato da Roberto Sturno mentre Glauco Mauri ha interpretato e diretto Edipo a Colono.

In scena, insieme ai due famosi attori, nelle vesti di più personaggi i bravi Ivan Alovisio, Elena Arvigo, Laura Garofoli, Mauro Mandolini, Roberto Manzi e Giuliano Scarpinato.

Lasciando a ciascuno il piacere di ripercorrere la lettura completa dei due capolavori, in breve la trama delle due parti dell’unico lavoro teatrale, evidentemente, ridotto nell’estensione pur senza tradire il testo per vicende e linguaggio.

Nella prima parte, la vita di Edipo Re viene raccontata dal punto in cui egli ha già ucciso il padre, Laio,  vinto la Sfinge, e giaciuto con la propria madre, Giocasta, dalla cui unione sono nati i figli, e che, in un sol giorno scopre la verità su di lui mentre era impegnato a combattere la peste (il male) che in Tebe continuava a mietere vittime.

In una scenografia scarna, ma cupa e dai colori scuri, metafora della presenza del male in atto, nell’unico elemento vitale di una vasca terrena d’acqua, una sorte di fonte battesimale, scopre la verità tenebrosa e accecante che, pur recandogli estrema sofferenza, finalmente si svela in tutta la sua crudeltà: scopre di avere ucciso, Laio, il padre, non sapendo appunto che fosse stato tale e di aver sposato la di lui moglie, e madre sua: padre e figlio, amplesso di un’unica donna!

A questo punto metà della parete della dimora reale si alza  in verticale, mentre orizzontalmente cammina Giocasta con la fune al collo  fino all’impiccagione.

La prima parte della pièce si chiude con l’infallibile riflessione umana per cui molti uomini ciechi si accorgono di essere tali solo quando una verità salta agli occhi.

Il sipario, si apre, quindi, sulla scena della seconda parte, questa volta luminosa  e bianca cui fa da pendant l’acquisita saggezza rivelata anche da canute e folte capigliatura e a barba dell’anziano Edipo (Glauco Mauri). Candore e verità  pervadono la scena sorrette da brevi ed appropriate note musicali di Germano Mazzocchetti.

Edipo  a Colono, con le sue figlie Ismene ed Antigone, chiede ospitalità a Teseo, sebbene un ridotto e stilizzato coro si opponga. Qui Edipo viene ancora coinvolto dall’ira in quanto non trova credito in questa nuova terra la sua spiegazione di incolpevolezza per i fatti da lui compiuti a Tebe; e viene ancora coinvolto nella sofferenza dei suoi figli Eteocle e Polinice per la tragica profezia da cui sono saranno di lì a poco colpiti.

Edipo prima di uscire di scena recita il monologo sulla morte liberatoria non senza ringraziare di aver vissuto per aver amato (qui riferendosi alle figlie), nonostante tanta sofferenza ed esortando a vivere una vita diversa dalla sua.

La struttura scenica del lavoro, metaforicamente come un film girato ad un’unica sequenza, e con un’anima prevalentemente filosofica, accorpa due tragedie, con le diverse circostanze spazio-temporali, intorno all’unica eterna esigenza umana  circa la ricerca della verità. La contemporaneità della ricerca viene svelato da personaggi come Creonte che indossando un abito moderno crea il trait d’union delle differenti epoche storiche.

La non breve durata della pièce risulta ancora più diluita dall’inevitabile ritmo lento prevalendo nella messa in scena più il testo letterario, qualche volta sacrificato da un’acustica non sempre limpida, e la statuarietà dei personaggi.

Ma ciò che importa, come annota lo stesso grande maestro Glauco Mauri che nel corso della sua lunga ed intensa carriera teatrale ha vissuto le tragedie di Edipo ora come attore ora come regista, <<è che il teatro è un’arte che può e deve servire “all’arte del vivere”>><<… affrontiamo queste due opere classiche per trovare nelle radici del nostro passato il nutrimento per comprendere il nostro futuro. In un oggi così arido di umanità e di poesia questo è il nostro impegno e il nostro desideri>>.

Niente di nuovo, insomma, ma sempre tutto nuovo, grazie al teatro!

http://www.teatropubblicopugliese.it

Emilia Brescia