2.11.2015 – E’ il caso di dire apertura con il botto per questa quinta edizione del salone dell’innovazione musicale, organizzato e promosso da Puglia Sounds. Tre giorni, da giovedì 29 a sabato 31 ottobre per oltre 20mila metri quadrati di spazio espositivo, con più di cento espositori da tutto il mondo e oltre 200 ospiti provenienti da 27 paesi e 150 eventi suddivisi tra showcase, incontri d’autore, concerti, panel, face to face(s) e presentazioni. E così lo slogan “la musica è lavoro” come sottolineato più volte da Antonio Princigalli, coordinatore di Puglia Sounds e del Medimex, nell’inaugurazione che ha visto anche la partecipazione di Loredana Capone, Assessore allo Sviluppo Economico e all’Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia, Ugo Patroni Griffi Presidente della Fiera del Levante, Alessandro Ambrosi, Presidente della Camera di Commercio di Bari e Paolo Ponzio, vice Presidente del Teatro Pubblico Pugliese, sembra oggi più che mai una realtà tangibile sia a livello nazionale che nella nostra regione.

Ma ecco giungere al momento più atteso dell’ intera kermesse: l’ incontro con il leggendario Brian Eno.  Anche se è la prima volta che Il compositore e produttore britannico, classe 1948, mette piedi nella nostra bella regione, non è in realtà una prima assoluta per quanto riguarda l’esposizione delle sue opere. Non dimentichiamoci infatti che nel 1987, per la seconda edizione di “Time Zones” , vi fu una straordinaria esposizione di sculture sonore  nel Castello Svevo di Bari dal nome “Place 14”. La sua assenza fu allora dovuta, come ricorda Gianluigi Trevisi, direttore artistico del Festival, dal timore che l’iprite, gas sprigionatesi dopo il bombardamento nel porto della città del 1948 , fosse ancora presente nel cielo di Bari.

Sono le dodici quando i giornalisti e critici musicali di Repubblica Ernesto Assante e Gino Castaldo, firme tra le più importanti a livello nazionale,  annunciano l’ arrivo dinanzi ad un’arena sold out , del mito Brian Eno. Acclamato a gran voce dal pubblico accorso numerosissimo sin dalla prima mattinata, il maestro si presenta sul palco di legno riciclato dell’Arena del Medimex in perfetto orario, apparendo però sin da subito, notevolmente infastidito dal ronzio presente nell’ambiente circostante.  Il suo perfetto inglese di cui scandisce ogni singola parola, appare sin da subito di facile comprensione, tanto da far apparire l’interprete persino superflua. Questo permette al compositore inglese di entrare subito in empatia con il pubblico presente.

Disponibile ed affabile Brian Eno, racconta della sua infanzia. Nato a Woodbridge, nella contea inglese del Suffolk, in un territorio per lo più pianeggiante la sua età giovanile fu sin da subito influenzata  dalle trasmissioni radiofoniche delle emittenti radiofoniche della Nato. Nell’area infatti erano presenti oltre 83 basi militari. “Si ascoltava molto il rock and roll e il rythm and blues ed un brano fu allora basilare per la mia formazione musicale : “Get a job” della band  The silhouettes” – asserisce Eno – . “Le mie origini sono umili . Mio padre era un postino che per poter mandare me e mio fratello a scuola era costretto a svolgere molte ore di straordinario. Fu così che a quindici anni decisi di iscrivermi ad un college cattolico gratuito nel quale ebbi la possibilità di approfondire la mia passione per l’arte. Amavo moltissimo Kandinsky e Renoir, in particolare i suoi dipinti che mostravano donne dalle forme sinuose ed abbondanti” continua sorridendo divertito il musicista britannico.

Fu proprio in quella scuola d’arte che il compositore ebbe la possibilità di poter sperimentare l’ utilizzo di un magnetofono, mezzo utilizzato per i suoi primi brani elettronici, che da sempre aveva destato la sua curiosità per la sua capacità di invertire il senso delle cose e forse anche lo spazio temporale. In realtà Brian Eno si sofferma poco sui suoi incontri musicali e sembra più interessato a spiegare al pubblico da dove sia nata, in realtà, la passione per le sue arti visive. A tal proposito racconta entusiasta, accompagnando alle parole anche degli schizzi in real time poi proiettati  sullo schermo alle sue spalle, delle sue prime sculture di luce create intorno ai diciassette anni.

Esperimenti di costo molto modesto, ma che riuscivano a soddisfare la sua infinità curiosità per tutto ciò che poteva creare stupore, poi approfonditi con la frequentazione alla School of Art di Winchester. Per un caso poi, durante una registrazione in uno studio di New York con i Talking Heads  riuscì ad acquistare per pochi spiccioli la sua prima attrezzatura video con la quale si divertiva a riprendere immagini dalla sua finestra, attraverso la quale comprese come potesse cambiare interamente prospettiva semplicemente ruotandola in senso verticale oppure orizzontale. Fu allora che Brian Eno si pose l’ obiettivo di fare dei video che potessero somigliare a dei dipinti per poi giungere intorno agli anni ‘ 80 alla fusione di un qualcosa che potesse unire simbioticamente la musica con la pittura o più in generale con l’ arte visiva.

E’ questo però il momento di fare uno stop e Brian Eno chiede educatamente al pubblico di non seguirlo in toilette. Sorrisi ed applausi per l’ inventore della musica ambientale e della visual art. Ma la corsa prosegue animatamente, tra disegni e spiegazioni che si addentrano in ambienti più tecnici. Brian Eno racconta dei suoi primi esperimenti con le luci, creati attraverso dei fasci luminosi da proiettare attraverso degli schermi di vecchie tv. L’obiettivo di lì a breve fu quello di creare attraverso proiettori e diapositive in modalità random cioè totalmente casuale, qualcosa che potesse avvicinarsi più possibile a combinazioni infinite.

Eccoci quindi a presentare “Light Paintings” l’opera presentata in anteprima assoluta mondiale qui al Medimex, che sarà possibile visitare sino al 14 novembre al Teatro Margherita di Bari.  La mostra si articola nello specifico in tre sale nella quale, nella centrale, si pone ben evidenziata un grande rombo composto diagonalmente da quattro monitor con dodici rettangoli visivi, irradiati da fasci di luce. Su di essi scorrono un numero infinito di immagini estratte dalle sequenze di “77 Milion Paintings”,  l’opera visiva rappresentante un paesaggio sonoro ed immaginifico in continua evoluzione, nato da complessi studi creativi di software generativi con l’ obiettivo di esplorare la luce come mezzo artistico.

Realizzata invece qui a Bari è la sala delle “Light Paintings” attraverso alcuni cartoncini ritagliati dallo stesso artista britannico disposti in file, verticali ed orizzontali, sotto schermi trasparenti illuminati tramite led intermittenti comandati in maniera del tutto casuale da un microchip capaci di creare così, per lo spettatore, un’ atmosfera coinvolgente. Brian Eno cita il compositore John Cage, tra i suoi più importanti riferimenti musicali ed il suo desiderio di considerare il suo “essere artista a 360° ” come una vera e propria pratica filosofica e a tal proposito menziona  la frase “children learn through play, adults play through art” proprio per evidenziare il suo rapporto con l’arte, intesa come ricerca costante ed instancabile, mai scontata. Non ci resta quindi che salutare il leggendario Brian Eno, disponibile a rispondere ad alcuni brevi domande di rito, entusiasta per la Puglia e soprattutto per la buona cucina della nostra regione ed invitare il pubblico alla visita presso il Teatro Margherita della sorprendente mostra “Light Paintings”.

Claudia Mastrorilli