13.09.2020 – Oggi vi presentiamo Alessandro Lauretti, in arte AELLE, cantautore emergente, pugliese doc, che ha visto nascere la sua prima creatura Gaia a fine luglio e che, in questi giorni, ha risposto alle nostre curiosità.

Aelle nasce dopo anni di esperienze come cantante e chitarrista nelle band dell’entroterra barese.

In questo nuovo percorso da solista Alessandro, Con molta attenzione e cura per i testi, fulcro dell’intero progetto,  cerca di unire elementi provenienti da vari generi musicali: le chitarre rock, le melodie catchy del nuovo indie pop, le batterie totalmente elettroniche della trap e i synth anni ’80.

Il primo singolo col quale si presenta al pubblico si chiama Gaia e parla di girasoli e di ragazze che vogliono soltanto cantare e ballare dopo periodi bui.

Autore di testo, musica, arrangiamento, produzione ed esecuzione di tutti gli strumenti presenti all’interno del brano, il cantautore ventenne affida mix e master al suo sound engineer, J. Kurt.

Il brano non nasce in un momento ben preciso, ma si sviluppa in questi strani mesi che tutti noi abbiamo vissuto, in cui il cantautore riflette, suona e ascolta tanta musica nuova ed elabora una propria identità artistica originale e personale.

Vi consigliamo di chiudere gli occhi e immaginare di essere immersi in un campo di girasoli e poi…ballate, ballate come Gaia e i brutti pensieri almeno per un po’ scivoleranno via, poi certamente torneranno ma saranno un po’ più sbiaditi di prima.

Ora diamo la parola a AELLE.

Chi è Gaia e cosa ci vuole raccontare?

Un esordio con un singolo dal titolo al femminile, e con tutti i verbi declinati al femminile perché troppo spesso ci si trova di fronte a maschilismo e machismo tossico non solo nella vita quotidiana, ma anche nella “scena” musicale: tra le altre cose era un modo per dire che non dobbiamo aver paura del nostro lato “femminile” (e viceversa), anzi dobbiamo andarne fieri. 

Gaia non è una ragazza sola, è una sorta di collage, o di puzzle: dentro ci sono storie vere di ragazze e ragazzi conosciuti personalmente, ma anche storie e persone sfiorate solo con la fantasia. Aelle stesso è un po’ Gaia e viceversa. 

Come artista emergente quali difficoltà incontri?

Per un artista emergente, soprattutto se indipendente, ogni giorno è una continua scalata a mani nude. Deve metterci sempre il 200% perché spesso il 100% non basta. Gli spazi sono molto ristretti e le vetrine sono molto poche, soprattutto in questo periodo di pandemia in cui la possibilità di fare concerti è praticamente nulla.

Hai altri progetti in corso al momento?

Sto ascoltando e scrivendo tanto. Al momento lavoro su due singoli. Tra di loro, ma anche con Gaia, c’è un filo conduttore: quello dei personaggi, delle storie, delle relazioni umane che possono essere d’amore, d’amicizia o anche di solitudine.

C’è un desiderio o un tuo sogno che ti andrebbe di raccontarci?

Mi piacerebbe, un giorno, poter affermare senza timore di lavorare con la musica, di vivere e mangiare grazie alla musica. In Italia è difficilissimo perché c’è una visione ancora retrograda del musicista e dell’artista in generale, spesso visto come qualcosa di marginale o superfluo. Mi chiedo, però, come avremmo vissuto i mesi di quarantena senza musica, senza film, senza libri: come avremmo passato tutto quel tempo senza l’arte?

Il sogno della vita sarebbe conoscere e magari collaborare con Bruce Springsteen, l’uomo che mi ha cambiato la vita a 15 anni e che continua ad insegnarmi ancora tanto ogni giorno. Infine credo che chiunque faccia musica abbia il sogno di vedere San Siro pieno che canta a memoria le proprie canzoni. 

Al momento mi godo le parole stupende che mi sono state dette dopo l’uscita di Gaia, le dimostrazioni di stima di tanti addetti ai lavori che hanno voluto aggiungermi alle loro playlist e la botta d’amore improvvisa che mi è arrivata.

Grazie Alessandro e in bocca al lupo per la tua musica.

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Manuela Bellomo